La zona di Castellaccio – che trae nome da un ambiente conservato, fino all’Ottocento, per metà della sua estensione e per un’elevazione massima di m 4,20 ca., ben visibile ancora agli inizi dello scorso secolo– corrisponde ad un settore che si trova tra l’estremo braccio orientale dell’abitato moderno e, a valle, la S.P. 41. Durante i lavori di sbancamento per tracciare tale strada, nel 1973, fu tranciata una fornace antica. Numerosi altri rinvenimenti erano avvenuti già in passato nei pressi dell’edificio eponimo: una statua di Ercole, alcune iscrizioni funerarie, in lingua greca e latina, un cinerario con decorazione figurata a rilievo e iscrizione menzionante il nome del defunto, dei cui resti era ricettacolo: “T. Aelius, vissuto 17 anni, figlio di Euthyches e Coetonis”. Recentemente sono stati segnalati resti di pavimenti e di decorazioni parietali a stucco risalenti presumibilmente ad età tardo ellenistica e i frammenti di altre iscrizioni funerarie (latine e greche) di età imperiale, oltre a numerosi frammenti di ceramica sigillata databile allo stesso periodo.
Un sopralluogo in zona, assieme ad alcuni soci di SiciliAntica, ha permesso d’individuare i resti di almeno tre edifici in opera cementizia e paramento di blocchetti di arenaria, i resti di due abitazioni più antiche, una delle quali parzialmente scavata da ladri di antichità, resti di lastre di marmo (probabili lapidi funerarie) e un frammento di decorazione architettonica fittile, conformata a treccia, depositata presso il locale Museo. Non è chiaro se il “Castellaccio” corrisponda ad uno dei citati resti di edifici in opera cementizia.
La zona, in definitiva, sembra avere ospitato un quartiere ellenistico, al quale di sovrappose una necropoli di età imperiale, di cui forse fanno parte i ruderi in opera cementizia, e un quartiere artigianale. Non è escluso che gli strati più profondi celino anche tombe più antiche.
Uno scavo in tale zona darebbe sicuramente notevoli risultati archeologici e consentirebbe di restituire alla collettività nuovi monumenti in opera cementizia, che tra l’altro sarebbero anche scenograficamente visibili dalla prospiciente cresta in cui sorge il “Castello di Corradino”.