Un sottile filo, in effetti, dipanandosi ora sulla spola della somiglianza ora su quella dell’opposizione, sembra collegare le figure di Tiresia e d’Edipo. Il primo che da tanto conosce il volere dei celesti è divenuto cieco per aver visto alla fonte, nuda, Atena, in cui raziocinio e potenza appaiono in perfetto equilibrio. Il secondo divenuto cieco di sua mano, alla fine di una straordinaria parabola ascendente, iniziata dopo aver sconfitto una figlia degli inferi, la Sfinge mostruosa, risolvendone l’enigma che teneva in scacco Tebe. Entrambi pertanto, sebbene per vie diverse, infransero le regole e mischiarono quel che doveva restare diviso. Tutti e due si muovono nel campo della sapienza: uno disvela il futuro, l’altro scioglie enigmi. Il primo lo fa da indovino appartenendo ancora alla sfera magico-religiosa. Il secondo ne fa parte e insieme se ne distacca. In qualità di essere fragilissimo, destinato alla morte per strangolamento, se non ne dovesse venire a capo, si misurerà con l’enigma. Interprete di prodigi dice il nome dell’indovino. Dai piedi forati confessa il nome del re di Tebe, rivelandone la precarietà, l’essere esposto, gettato nel mondo. Ecco che allora proprio a Tiresia, divenuto col tempo assai più sgamato, un po’ indovino un po’ cartomante, tanto per adeguarsi ai tempi che di ogni verità hanno fatto una favola, tocca raccontare la storia di Edipo. Accompagnato in scena dallo struggente suono di un violoncello, a lui che invano aveva cercato di dissuadere Edipo dalla ricerca della verità, toccherà ripercorrerne le vicende. Principalmente, forse, per giustificarsi di non averlo fermato in tempo. A Tiresia che era stato punito per aver spiato nuda e disarmata la saggezza, è riservato il compito di narrare le vicende di chi, nudo e disarmato si avviò alla risoluzione dell’enigma e che proprio per ciò si consegnò ad un destino che l’avrebbe travolto. Qualcosa di sacrificale lega queste due figure: la ricerca della verità da parte degli umani è un viaggio ai margini di qualsiasi certezza. Ma, ripercorrendone le (dis)avventure, in Edipo Tiresia individua colui che non accetta la rinuncia o il nichilismo indifferente, ma si dispone, invece, al rischio di non poter mai contare sul possesso della verità. (Lo spettacolo replica al Castello Eufemio di Calatafimi per il Calatafimi Se gesta Festival il 18 agosto)