Ma quale partito? Forse fa confusione con i Ds, dimenticando che non esistono più, e cancellando con un colpo di spugna il grande lavoro fatto in questi mesi e negli ultimi tre anni per costruire l’unità del Partito Democratico ennese attorno a quel pluralismo che ne è l’idea fondante. Pensare di mortificare, con arroganza e in spregio ad ogni più elementare regola democratica, un pezzo importante del partito, come dimostrano ogni volta i risultati elettorali, significa rinnegare lo spirito originario e autentico del Pd.
E questa giunta, lo dico con chiarezza, non è una giunta del Partito Democratico.
Ma l’unità, come il rinnovamento, non si professano solo a parole o con gli slogan elettorali, ma vanno praticati quotidianamente con comportamenti e azioni che ne siano testimonianza, non nascondendosi dietro deliberati che sono l’evidente tentativo di giustificare forzature inaccettabili, che sono sotto gli occhi di tutti.
D’altra parte, sia chiaro, nessuno ha la titolarità esclusiva per parlare a nome del Partito Democratico. E certamente non può parlare a nome del Pd chi rifiuta il dialogo e il confronto democratico, pensando così di fare prevalere le proprie sulle altrui ragioni.
Il rammarico è per la città, che certamente non meritava un’amministrazione largamente minoritaria, sia in consiglio che nell’elettorato”.