Enna. I Petri ca addumanu in tournee a Tunisi

Enna. I Petri ca addumunu, gruppo che diffonde le musiche popolari ed etniche siciliane,del bacino del Mediterraneo e di tutti i Sud del mondo, approda a Tunisi dove venerdì prossimo, 9 aprile, si esibirà all’’Istituto Superiore di Musica, alla presenza di studenti e docenti. Sabato 10 aprile, ore 19, performance a “Casa Sicilia”, alla presenza dell’ambasciatore d’Italia a Tunisi. Domenica 11 aprile, ore 20, concerto presso il Teatro comunale di Tunisi. I musicisti Davide Campisi, voce, tamburi a cornice, marranzani, Antonella Barbera, fiati, voce, Andrea Ensabella, chitarre, Fabio Leone, basso elettrico, Vittorio Ugo Vicari, voce, chitarre, marranzani ed Emanuele Primavera, batteria saranno affiancati dal percussionista tunisino Brahim Bahloul componente della Tunisian Symphonic Orchestra e professore di percussioni presso la Scuola Nazionale di Musica di Tunisi.
I Petri ca Addumunu si sono formati nel 1999 con il proposito di ricercare e diffondere le musiche popolari ed etniche siciliane,del bacino del Mediterraneo e di tutti i Sud del mondo.Costituiti nel Centro Siciliano di Cultura Popolare,si definiscono”Caminanti”, come i musicanti di strada, come i pellegrini, come i popoli migranti. E come loro stanno tra la gente a suonare e cantare il ciclo della nascita della vita e delle stagioni,dalla la tradizione dei canti sacri, dei cunti,delle ninnananne, delle serenate e delle novene durante l’anno, I Petri ca addumanu diffondono anche attraverso laboratori didattici la tradizione.
La storia dei Petri ca addumanu è segnata da tante altre presenze non meno significative in locali notturni, ritrovi e pub, presenze che tuttavia si ritiene di non dovere evidenziare in questa sede.

Nel periodo 2000-2003 I Petri ca addumunu hanno portato in giro Rosa dei Venti. Spettacolo di musica e canto per anime e corpi mediterranei. Si tratta di un lavoro che raccoglie e ripropone sonorità e danze del Bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, con particolare attenzione alle tradizioni regionali della Sicilia, della Calabria, della Puglia e della Campania.

Dal 2006 I Petri ca addumunu presentano un nuovo lavoro intitolato: Cuccurucuntu. cantari e cuntari all’usu anticu. Si tratta di uno spettacolo dedicato in parte alla tradizione siciliana dei cantastorie e dei cuntastorie, filtrata alla luce delle influenze stilistiche delle tradizioni musicali del bacino del Mediterraneo, in parte alle composizioni originali che il gruppo ha elaborato nel quinquennio 2000-2005.
Nel 2007 il gruppo si costituisce in associazione culturale, aderendo al progetto per la diffusione regionale dei Centri di cultura popolare, promosso da Antonio Acocella. Pertanto, essi fondano il Centro Siciliano di Cultura Popolare (CSCP), con sede ad Enna, identificando l’opera di conoscenza e divulgazione del patrimonio intangibile isolano nella definizione di Caminanti, di coloro che si muovono, che vagano, che migrano o vanno in processione, denominazione attinta dalla tradizionale festa di San Corrado a Noto.
Dal 2008 il Centro e I Petri, in collaborazione con l’Associazione culturale L’Arpa di Calascibetta, portano in giro lo spettacolo teatrale Il Viaggio di Costanza, su testo di Elisa Di Dio. L’opera racconta la vita di Costanza d’Aragona (m. 1222), moglie di Federico II di Svevia, dalla sua adolescenza fino all’arrivo nell’isola, alle nozze con il futuro Imperatore (1209), alla morte. Il testo è musicalizzato da I Petri ca addumunu con canzoni di corte e di strada documentate in Sicilia tra XII-XIV secolo.
Nel rispetto di una tradizione che oramai non è più in uso, I Petri ca addumunu portano le lamentanze nel corso della Settimana Santa, le serenate in primavera e in estate, le novene a Natale. Suonando infine nei matrimoni.

Nel primo caso, il più recente in ordine di maturazione del gruppo (dal 2009), I Petri ca addumunu, sperimentano diverse tecniche e stili di lamentanze (sic. laudate) siciliane e dell’Italia meridionale, in un arco cronologico che va dal periodo romanico (XII secolo) alla tarda modernità (XIX e prima metà del XX secolo), con l’innesto di composizioni originali dedicate alla Passione, morte e Resurrezione di Cristo. Si tratta di un repertorio che intende ripercorrere la vicenda cristologica dalle precognizioni all’escatologia del Salvatore, così come esse furono percepite e narrate dal popolo con il linguaggio del popolo, in un crescendo agiografico che ha il suo culmine nell’episodio della “discesa dalla croce”.
Nel secondo caso si tratta di un’esperienza profonda in cui riemergono spontaneamente modalità e comportamenti ancestrali al primo tocco degli strumenti, al primo vibrare della voce sotto ai balconi. Dai racconti obliati delle persone anziane, a cui solo poche giovani coppie danno ancora credito, emerge il fare tradizionale della serenata la notte prima del matrimonio, con il mazzo di fiori dell’innamorato, la compagnia dei musicanti, la gente che ride e balla, l’imbandigione nelle corti di case e palazzi, il vino, i ricordi.
Il giorno dopo, ma solo in circostanze ambientali davvero consone, l’esperienza si ripete per il festino, dove si ballano le tarantelle, le pizziche, le tammorriate, le quadriglie, nel rigoroso stile all’uso antico, senza nessuno degli inficiamenti folcloristici che appartengono a una visione ormai oleografica della Sicilia e del Meridione d’Italia.
Nell’ultimo caso il gruppo rievoca le suggestioni cultuali dei nove giorni precedenti il Natale, cantando per le strade e nelle case della gente testi popolari ispirati alla natività, in uno scambio ancestrale di offerte di cibo e bevande votivi, preparati dalla comunità locale per l’addobbo delle edicole pubbliche, dei presepi e degli altari privati.
I Petri ca addumunu progettano e realizzano eventi e laboratori didattici per le scuole di ogni ordine e grado, al fine di trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio di conoscenze e di tecniche canore, musicali e coreutiche siciliane e del Bacino del Mediterraneo. In tale contesto essi presentano il laboratorio-spettacolo Stajuni. Dodici stanze poetiche sul trascorrere del tempo in Sicilia, dedicato ai modi ed alle forme della devozione, del lavoro, dell’innamoramento e dello sdegno, del narrare e dello scontare le pene in Sicilia, secondo un ordinamento etno-musicologico dei canti tradizionali isolani.
Una più recente e significativa esperienza è racchiusa nel titolo S’avissi a sdirrupari ‘sa casazza / to matri d’intra e ju fori ‘cu ‘tia, laboratorio di tecniche e stili della serenata in Sicilia e nel bacino del Mediterraneo, condotto dal gruppo nel quadro del progetto Narrazioni d’amore, Comune di Enna, 2008.

FOMAZIONE
Antonella Barbera (flauti, oboe, voce)
Davide Campisi (tamburi a cornice, tamburi a calice, berimbao, voce)
Vittorio Ugo Vicari (chitarra classica e battente, baglama saz, oud, marranzani, voce)

COLLABORAZIONI
Andrea Ensabella (chitarra acustica e classica)
Fabio Leone (basso elettrico)
Emanuele Primavera (batteria)

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redazione-vivienna