Protesta degli ambulanti della villa del casale di Piazza Armerina
Piazza Armerina - 30/03/2010
I commercianti della villa romana del Casale di Piazza Armerina hanno chiesto un incontro urgente con il prefetto Giulia Perrotta, per discutere del cambio di itinerario turistico. A suscitare la dura presa di posizione, la decisione presa nell’ambito di un tavolo tecnico svoltosi nei giorni scorsi, di modificare il sistema di ingresso ed uscita dei turisti che verrebbe invertito.
«Far uscire i visitatori dal lato opposto all’era dove sono collocati i punti vendita – spiega Mimmo Bonifacio, responsabile di Confesercenti per la Villa romana – significa decretare la morte dei 30 operatori commerciali. E’ una decisione che non ha alcuna logica di sostegno ad una categoria che è già stata messa in ginocchio».
Bonifacio spiega che i turisti difficilmente si soffermano a fare acquisti quando arrivano e che si soffermano tra le bancarelle a caccia di souvenir, guide, pubblicazioni solo dopo la visita.
«Siamo fermi da 4 mesi e subiamo i contraccolpi dei ritardi nel completamento del restauro ormai da troppo tempo. Adesso che sta arrivando la stagione turistica – prosegue – e che tutti noi tra mille difficoltà nella speranza di riprendere le nostre attività, abbiamo acquistato merce indebitandoci, viene deciso, sulla nostra pelle questo cambiamento. E’ chiaro che non ci stiamo e che lotteremo per evitare la morte di 30 famiglie».
La richiesta di incontro urgente con il prefetto è stata trasmessa ieri mattina e probabilmente tra oggi e domani, potrebbe essere convocata in prefettura la delegazione di commercianti.
«Non ci fermeremo e se necessario – prosegue Bonifacio – presenteremo un’altra denuncia su questo episodio inquietante». Lo scorso dicembre Confesercenti ha presentato un dossier alla procura di Enna chiedendo che venissero accertate eventuali responsabilità nei ritardi per il completamento del restauro della Villa e che venisse anche fatta chiarezza sulle somme spese e sulle quelle ancora disponibili. L’esposto ha portato all’apertura di un fascicolo di inchiesta.
Giulia Martorana