Fabio Carapezza Guttuso, figlio del maestro bagherese Renato Guttuso, curatore del catalogo della mostra che sarà inaugurata al Castello di Lombardia, il prossimo 21 febbraio, ore 17, dal titolo “32 inediti di Guttuso ad Enna”, incontrerà la città, assieme al sindaco di Enna, Rino Agnello e all’assessore alla Cultura, Claudia Cozzo, nella nuova struttura restaurata dal Comune, “I Capannicoli”. L’edificio, risalente agli ultimi anni dell’800 primi del ‘900, è in contrada Santa Ninfa, a fianco della Rocca di Cerere. Si tratta di una struttura del Comune di Enna, restaurata dall’’Amministrazione Agnello, dopo essere stata espropriata ad un privato. Un gran salone da adibire a sala convegni e mostre che si affaccia su una delle più belle valli di Sicilia. All’interno è possibile accedere ad un altro locale, la vecchia stalla, riunita al corpo centrale dopo i lavori di restauro durati oltre un anno. “Abbiamo voluto mantenere l’originalità dei luoghi, a partire dalla sorgente che trasuda dalla roccia, posta all’interno del salone, le cui acque sono state irreggimentate in una canaletta visibile” dice l’architetto Salvatore Serra, direttore dei lavori. Ma la vera complessità oltre che il fascino dei lavori è stato rappresentata dagli aspetti archeologici del restauro. Questo edificio, infatti, è collocato all’interno di quella che in età greco-romana era l’Acropoli dell’antica città alla cui sommità, oggi chiamata Rocca di Cerere, doveva sorgere il santuario panellenico dedicato alla Dea. Per restaurare, dunque, la struttura è stato necessario l’ausilio tecnico di un archeologo, Enrico Giannitrapani docente all’Università Kore, collaborato dalla collega Rossella Nicoletti, che ha seguito passo passo i lavori di scavo archeologico realizzati nel periodo compreso tra settembre e novembre 2008 dal Comune di Enna nella valletta compresa tra il Castello di Lombardia e la Rocca di Cerere.
“Il primo archeologo che si è occupato dell’area fu Paolo Orsi che ha qui realizzato una serie di saggi di scavo negli anni ’30 del secolo scorso. – dice l’archeologo Giannitrapani – Nella parte bassa dell’area, l’Orsi ha potuto rinvenire e scavare una tomba a cappuccina di età ellenistica, impostata su un battuto pavimentale che lo studioso roveretano ha attribuito al Primo Periodo Siculo, vale a dire, in termini di cronologia assoluta, al Bronzo antico (2200-1600 a.C.)”. Nella relazione storico archeologica presentata dall’archeologo a conclusione dei lavori si legge che “i lavori di scavo archeologico hanno confermando che questa parte della città, in passato ha conosciuto fasi storiche diverse di insediamento. “Nel corso delle indagini da noi condotte – scrive Giannitrapani – però, non è stato possibile rinvenire nessuna evidenza relativa all’occupazione della valletta nel corso della preistoria. Non sono stati individuati, infatti, i resti dei livelli di occupazione del Bronzo antico, rinvenuti invece dall’Orsi. Né ad altra fase della lunga preistoria siciliana, ben noti invece in altri siti del territorio comunale di Enna”.
“Come sempre accade nella pratica dell’archeologia – dice Giannitrapani – la realizzazione degli scavi spesso fa crescere il numero delle domande e delle questioni storiche da chiarire, risolvibili solo ed unicamente con la ripresa e la continuazione delle indagini archeologiche, auspicabilmente in tempi brevi, per consentire una più puntuale e definitiva ricostruzione di un importante frammento della storia, dell’identità e della memoria dell’antica città di Enna”.