Piazza Armerina. Sgarbi: Esposto a magistratura potrebbe rallentare lavori a Villa Romana del Casale
Piazza Armerina - 05/01/2010
PALERMO – Vittorio Sgarbi, Alto Commissario per i restauri della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, in relazione alla notizia della presentazione di un esposto sui lavori di restauro alla Procura della Repubblica di Enna da parte di un delegato della Confesercenti, spiega quanto segue:
«Dopo l’ultima l’ultima Conferenza dei Servizi sulla gestione della Villa del Casale a Piazza Armerina, la necessità di consegnare i lavori – fin qui alacremente condotti per ciò che riguarda i restauri dei mosaici, e più difficoltosi per la rimozione delle obsolete coperture e la collocazione delle nuove, già peraltro preparate in uno stabilimento fuori dall’area del sito – ha indotto il rigoroso direttore dei lavori Guido Meli a chiedere la chiusura della Villa a tempo indeterminato per poter consentire il movimento di macchina di una gru, non praticabile e non conciliabile con la presenza di visitatori.
Come tutti sanno, nonostante le diverse posizioni del sopradetto Meli e del rigoroso Rup Rosa Oliva, io sono sempre stato contrario alla chiusura totale del sito, anche nelle stagioni invernali, proprio per il pieno rispetto dell’economia generata dalla Villa e dell’attività lavorativa diretta degli esercenti nell’area del sito archeologico.
Ma proprio la necessità di accelerare la conclusione dei lavori, nonostante le risorse liberate, oltre i limiti indicati dal Por, e ravvisando la causa del rallentamento nella presenza dei turisti che limita l’attività della gru, gli attori principali e l’allora assessore ai Beni Culturali Leanza Leanza, in quella riunione sostennero la necessità della chiusura totale della Villa nei mesi invernali, da novembre a marzo, con eventuale riapertura nella festività pasquali.
Fui proprio io a proporre l’apertura della villa nei fine settimana e anche in orario serale e notturno, oltre una visita guidata al cantiere per gruppi ristretti limitando la chiusura alle giornate effettivamente lavorative.
La proposta, come l’uovo di Colombo, fu subito accolta anche dai rigorosi fautori della chiusura totale, e io suggerii all’assessore Leanza di indicare la lungimiranza della proposta, alla quale egli aggiunse l’ipotesi di una sorta di cassa integrazione per i lavoratori costretti all’inerzia nei giorni di chiusura.
Credevo di avere ottenuto un soddisfacente risultato proprio scongiurando la apparentemente inevitabile chiusura della Villa; invece all’indomani della comunicazione – apparsa sui giornali – di questa soluzione originale e innovativa, ottenni una violenta e rancorosa telefonata di tale Domenico Bonifacio, indispettito per la decisione e deciso a rivolgersi, come ha fatto, alla magistratura e magari anche a «Striscia la Notizia».
Non volli ascoltare ulteriormente le sue minacce e imprecazioni e interruppi la comunicazione.
Vedo ora che la magistratura invece che agire con autonoma indagine si muove sollecitata dal suo esposto, accogliendo il quale si rallenterebbero certamente i lavori, impedendo il definitivo allestimento delle tante coperture che richiedono la logica assenza dei turisti per poter essere condotti a termine.
Questa è la situazione e non si capisce quale soluzione possa mantenere gli attuali benefici del lavoro e rispettare le scadenze di consegna dei cantieri di restauro e allestimento».
Nino Ippolito