Enna. “Aggiungi un posto a tavola”: non è solo il titolo di una fortunata commedia musicale, ma vuole anche essere l’appello a quanti di buona volontà vogliono aprire per Natale la porta di casa per ospitare Daniela. La “closchard”, come la chiamano alcuni, che gira per le strade di Enna offrendo con discrezione e delicatezza piccoli oggetti costruiti con le sue mani per pochi centesimi. “Sarei contenta –dice sorridente- se mi invitassero a Natale. Chissà, se degli amici lo faranno… Ancora comunque ci sono tre giorni”.
Ci speri vero?
“Bhooo, vediamo!” esclama.
Sei credente? Cos’è per te il Natale? “E’ la nascita di Gesù -risponde. Credo in Dio, ma non mi piace stare all’interno di una religione. Poi non è così necessario. E’ molto più importante avere un cuore ed amare gli altri”. Daniela, che ha trovato rifugio in una casetta (fortunatamente tiene a sottolineare) di Pergusa vicino la piscina comunale, è slovacca, ha 30 anni ed è una degli 86 mila senza tetto che affollano le città italiane. A vederla non si direbbe che sia infelice eppure i suoi giorni sono fatti di durezza, di indifferenza e soprattutto di solitudine. Il bisogno costante che ha di affettività è rivelato dai suoi piccoli gesti, dal suo sguardo, dal suo sorriso. Offre i suoi oggetti fiduciosa che qualcuno, in un attimo di trasporto solidaristico, gli dia qualche spicciolo. Daniela è una ragazza. Una persona con una storia, con i suoi drammi che nessuno conosce, ma che forse i suoi occhi raccontano. Solo che non abbiamo il tempo, né la voglia, per guardargli quegli occhi. Una straniera come tante che credendo di venire da noi a fare fortuna o, almeno, a non morire di fame, ha trovato la miseria più nera. Una storia forse molto prevedibile, apparentemente senza via d’uscita, la prova di come si possa diventare “closchard” a trent’anni. Quando è partita da Zvolen (Slovacchia) Daniela non pensava proprio di finire per strada. Va in Germania in autostop, poi in Italia. Dietro le spalle si lascia una storia di povertà e di degrado familiare. “Sono cresciuta con mia nonna –racconta-. Mia mamma sempre in giro, sempre a viaggiare ha avuto poco tempo per me. E’ una brava persona, ma non è stata una buona mamma. Mio padre non l’ho mai conosciuto.
Hai studiato? “Ho frequentato l’accademia d’economia (la nostra ragioneria?) ma in Slovacchia è difficile trovare lavoro”.
Mantieni i contatti con tua nonna? Sì, ogni tanto la sento telefonicamente. Poverina, vive con una misera pensione che non gli basta neanche per pagare le bollette della luce e del gas”.
E tu come ti trovi a Enna? “Vivo alla giornata, così così”.
Giacomo Lisacchi