Sicilia. Svuotamento uffici di Procura e Tribunali: Incontro di Magistrati siciliani ad Enna

Enna. I magistrati giudicanti e requirenti che operano in Sicilia si riuniscono oggi ad Enna per esaminare e dibattere pubblicamente la gravissima situazione determinata dal progressivo svuotamento degli Uffici di Procura Siciliani e, più in generale, dei più impegnativi ed esposti uffici requirenti delle regioni meridionali, ormai irreversibilmente certificata dagli esiti del recente concorso espletato dal CSM per la copertura dei posti requirenti, che vede senza aspiranti ben 121 dei 197 posti complessivamente pubblicati, con allarmanti punte di scopertura di ben 16 sostituti a Palermo, 8 a Catania, 5 a Messina, mai prima registrate.
Dati sconfortanti si registrano pressoché per tutte le Procure Siciliane: rasentano il vuoto con soli due sostituti le Procure di Caltagirone, Termini Imprese e Ragusa, con un solo sostituto in servizio resteranno Barcellona Pozzo di Gotto, Gela, Nicosia, Patti, appaiono sin d’ora destinate alla chiusura le Procure di Enna, Mistretta e Sciacca dove non resterà in servizio alcun sostituto. Le percentuali di scopertura sono oggi elevatissime ed insostenibili ovunque.
II Procuratore della Repubblica di Enna, dott. Calogero Ferrotti, rimasto da solo a
reggere il carico di lavoro dell’intero ufficio, si è amaramente determinato a chiedere il pensionamento anticipato per testimoniare con tale gesto estremo la concreta impossibilità di svolgere utilmente il suo ruolo in un territorio così delicato.
I magistrati siciliani, nell’esprimere al Procuratore di Enna la più incondizionata solidarietà per la coraggiosa iniziativa, coerente manifestazione dell’assoluto impegno speso come Magistrato a servizio della collettività, avvertono il dovere insopprimibile di rappresentare alle Istituzioni ed ai Cittadini che la gravissima situazione venutasi a creare nelle Procure è frutto immediato e diretto della nuova norma ordinamentale che inibisce l’accesso dei magistrati di prima nomina alle funzioni requirenti e giudicanti monocratiche penali e, più in generale, di una politica della giustizia fondata su scelte aprioristiche ed astratte, adottate senza la necessaria ponderata valutazione delle concrete ricadute sul sistema giudiziario delle varie modifiche normative, ivi comprese le più radicali – prima fra tutte la incontenibile spinta verso la progressiva e ed irreversibile separazione delle funzioni – che si sono rivelate nei fatti decisamente sbagliate e foriere solo di disfunzioni e di oggettivo indebolimento del complessivo esercizio della giurisdizione, con il conseguente grave pericolo di perdita d’efficacia dell’attività di contrasto della criminalità e del generale controllo di legalità, presidio essenziale ed ineliminabile di ogni ordinata e democratica convivenza civile.
Drammatici sono gii effetti dell’intricato reticolo di divieti e disincentivi che scoraggia l’accesso alle Procure e mortifica la dignità dell’ufficio del P.M. Mentre questa funzione è preclusa ai più giovani, vengono di contro scoraggiati i magistrati di maggiore esperienza a rivestirla, perché viene richiesto di cambiare regione a chi fa il giudice e sarebbe disposto a dare alla Giurisdizione il suo contributo come P.M., perché le prospettive e lo stesso assetto istituzionale di tale ruolo sono oggi quanto mai incerte, perché soprattutto con la continua delegittimazione veicolata dalle pubbliche polemiche viene minata la serenità di chi voglia svolgere funzioni requirenti in territori difficili e gravati dalla presenza della criminalità organizzata.
In particolare, frutto di un’analisi superficiale e disinformata si rivela l’idea – posta a fondamento del divieto suindicato – che i giovani magistrati di prima nomina non siano in grado di espletare adeguatamente le funzioni requirenti (nonché quelle giudicanti monocratiche penali), idea che non tiene in alcun conto né la constatazione del rilevante e significativo contributo che i giovani magistrati hanno sempre apportato all’organizzazione ed ai risultati delle procure italiane – dato questo storico nell’esperienza giudiziaria del Paese, da sempre caratterizzata da una rilevante iniziale presenza di magistrati di prima nomina negli uffici requirenti – né la considerazione che i giovani magistrati italiani, in virtù delle vigenti regole di reclutamento e formazione, costituiscono il risultato finale di una severa selezione concorsuale di secondo grado, in cui prevalgono per merito i migliori laureati delle nostre Facoltà Giuridiche Universitarie; si cimentano, prima del conferimento delle funzioni, nell’articolato ed impegnativo percorso formativo del tirocinio fino ad oggi organizzato ad alto livello, per la durata di diciotto mesi, dal C.S.M. in collaborazione con le strutture di formazione distrettuale; iniziano, infine, ad espletare l’attività requirente inseriti in ogni Procura in gruppi di lavoro, nei quali sono affiancati ed indirizzati da colleghi più anziani ed esperti, che ne favoriscono il pieno inserimento nell’ufficio e la definitiva acquisizione di adeguata professionalità, sotto la vigilanza del Capo dell’Ufficio cui oggi l’ordinamento con ferisce più penetranti compiti di controllo e coordinamento.
Incoerentemente, peraltro, il vigente assetto normativo prevede che funzioni requirenti e giudicanti monocratiche penali possano essere conferite – così come in effetti massicciamente avviene a causa delle insufficienti dotazioni delle piante organiche dei giudici togati – a magistrati onorari che, pur costituendo una risorsa
irrinunciabile per il funzionamento dell’apparato giudiziario, nell’attuale sistema non appaiono in alcun modo assistiti da comparabili garanzie di selezione nel reclutamento né da specifica ed approfondita formazione professionale, non risultando neanche escluso che possano accedere a tali funzioni onorarie – come sovente accade – anche giovani neolaureati, senza pregressa attività professionale di alcun genere. Appare quindi incomprensibile perché giovani magistrati professionali non possano espletare le medesime funzioni affidate in concreto a (spesso non meno giovani) magistrati, onorari.
Sotto altro profilo è oggi incontestabile con dati di fatto che del tutto inadeguate ed inefficaci sono risultate – così come sin dall’inizio paventato dall’A.N.M. – le misure approntate per tentare di arginare il grave depauperamento dei più esposti ed impegnati uffici di procura come sopra venutosi a determinare, ispirate a sollecitazioni di ordine economico, di assai improbabile appetibilità per un ceto professionale che ha sempre dimostrato di anteporre i doveri funzionali agli interessi retributivi di categoria.
Inaccettabili poi appaiono le prospettate modifiche ordinamentali orientate ad introdurre nel sistema l’incostituzionale previsione del trasferimento d’ufficio di magistrati con quattro anni di anzianità da prelevare anche dai ruoli giudicanti, lesiva del generale principio di affidamento ed in sé odiosa perché scarica sui più giovani -già di norma destinatari di sedi disagiate – l’ulteriore peso strutturale della scopertura delle Procure, foriera di ulteriori disfunzioni ed in aperta contraddizione con le pur gravemente criticabili linee di tendenza della più recente legislazione di ordinamento giudiziario fondata sulla separazione delle funzioni, che comunque anche una semplice opzione programmatica di tal fatta irrimediabilmente sconfessa.
La situazione, per la sua conclamata gravita, impone interventi indifferibili, non di natura contingente ed occasionale, bensì definitivi e strutturali, primo fra tutti l’immediata abrogazione della disposizione che vieta di assegnare alle funzioni requirenti e giudicanti monocratiche penali i magistrati di prima nomina, nell’ottica di un sostanziale ripensamento dell’intera materia ordinamentale concernente il riparto e l’attribuzione delle funzioni giudicanti e requirenti, che la Costituzione repubblicana ascrive ad un ordine unico ed inscindibile e che la tradizione giuridica del Paese lega nell’unitaria cultura della giurisdizione al servizio dei cittadini.
E’ forte l’auspicio di una tempestiva inversione di tendenza che salvi dal tracollo gli uffici requirenti del Sud, che motivi i magistrati a svolgere con entusiasmo le funzioni di P.M.
Per questo i magistrati siciliani chiedono al Parlamento e al Governo l’abrogazione della norma che vieta l’assegnazione de giovani magistrati alle Procure e un chiaro impegno ad incentivare con interventi strutturali l’espletamento della funzione requirente ed ad abbandonare ogni perniciosa forma di delegittimazione dei magistrati che la svolgono.
Manifestano disponibilità a valutare costruttivamente ogni iniziativa che venga avviata dalle forze politiche per superare l’attuale gravissima situazione, impegnandosi ad offrire senza pregiudiziali riserve il proprio ‘contributo di riflessione e proposta, sulla scorta della concreta esperienza maturata nella quotidiana pratica del servizio giudiziario chiedono al Consiglio Superiore della Magistratura una costante attenzione ai problemi degli uffici requirenti, ivi compresi quelli periferici, spesso lontani dai circuiti mediatici ma essenziali per garantire giustizia ai cittadini e buona tenuta della democrazia in tutte le aree del Paese.
Invitano la Giunta Esecutiva Centrale a farsi promotrice di sempre più incisive iniziative che, nell’attuale contingenza, diano la necessaria priorità al problema della copertura degli organici e del funzionamento delle Procure, specie nelle più esposte sedi meridionali e, concludono, ringraziando i cittadini, le associazioni di categoria e le forze sociali cui sta a cuore il funzionamento della giustizia, di cui avvertono la vicinanza e le manifestazioni di solidarietà.