Vagando ad Enna
Enna-Cronaca - 11/10/2009
VAGANDO AD ENNA
Non so se sono nato tra le nuvole,
o la nebbia mattutina, che avvolge spesso
quest’ “orfana montagna”, colma di storia,
e tanti avvenimenti, che tutti quanti
noi non conosciamo, ma un’alba di maggio
di un lontano momento, mi dissero dopo,
che quello era stato proprio il mio evento.
A maggio, mi spiegarono, la nebbia
si dirada al sole del mattino,
e quindi forse fu giorno splendente,
perché tanto splendente, allora, era questa città.
Io so che sono nato in questa città,
che – si racconta – era viva un tempo,
era colta, era allegra, laboriosa su tutto,
e bene amministrata, e tutti quanti,
grandi e piccini, con sincera onestà
davano vita a tante attività,
in ogni campo ed in ogni circostanza,
questo mi dissero, ma io non so se c’ero.
Ora che soltanto “albergare” faccio
tra queste mura antiche,
noto che quasi tutti sono forse stanchi
di tanta gloria e storia del passato,
mentre un sonno profondo li trastulla.
Ma, intanto, è notte fonda ad Enna
tutto l’anno, perché si vive
costantemente un buio medievale.
Città mia, che oggi langui,
tra disordini e sporcizie, dissesti e porcherie,
in mezzo a cui sono fiorite
tante magagne con consorterie,
ti ritrovi ormai dall’incerto avvenire,
come città e pur come provincia,
e intanto resti, e ti consolidi,
retaggio di figuri d’ogni risma,
abbarbicati a poli di interessi,
che ti succhiano il sangue
ad ogni passo, e pure ad ogni giorno,
con tante iniziative assai costose.
Ci sono in ogni dove, in ogni campo
della nostra vita, ormai segnata,
che più non ha risvolti nel futuro,
oscuri gruppi e strane società di malaffare,
con tanti personaggi, dal linguaggio suadente,
buttati alla ventura, che stanno
tutti al passo, taglieggiando gli onesti cittadini,
pochi in verità che siam rimasti,
perché l’attiva gioventù, per stare meglio,
ormai si è allontanata, lasciando una città
allo sbando, deserta e abbandonata.
Sono scomparse quelle genti di un tempo
che ti davano lustro e fama insieme,
mentre, ammirati, con tanta serietà
conducevano politica sincera,
non infamante, come quella d’oggi.
Ti crolla tutto intorno: tradita è l’amicizia,
che un tempo era sacra e sempre rispettata
per la vita intera, mentre d’attorno vedi
famiglie che della vita hanno perso il senso.
E poi la pista di Pergusa è solo un sogno
di vecchi tempi e glorie del passato.
Le industrie raccontate, per tanti anni,
a noi e ai nostri figli,
solo un miraggio sono diventate.
Si parla di un turismo fatiscente,
ma quando arrivano gli ignari forestieri
che tra disagi e scarse informazioni,
vanno cercando in giro
quel poco che avevamo,
ritrovi tutto chiuso con tanti catenacci,
mentre certo all’interno vi ballano
i pagliacci di veramente tante
inutili e vaghe istituzioni.
Teatro ormai non vedo,
né all’aperto lassù sotto le stelle
dalle note canore acute e dolci,
perché distrutto dall’incuria umana,
né m’anco più racchiuso nel cuor
della città, privandoti di quanto
nei remoti inverni, con tante storie
dal vero recitate, ti svegliava
la mente e pure il cuore,
donandoti così tante emozioni,
e allietando, di fatto, le serate.
Oggi soltanto la mia scarna tv,
mi dà un film già ripetuto assai.
E solo un cinema, da qualche mese
ch’è risorto appena, dopo un buio
durato molti lustri,
proietta un film, che è certo di successo,
spesso desiderato come non fu mai.
Se poi sedermi voglio in qualche bar,
che poco spazio tiene, per ricordarmi
di quello che c’è stato in quegli anni
che furono i migliori, in un angolo angusto,
deluso mi ritrovo, estraneo a tutto
e mezzo addormentato, vagando
con l’inconscio, immaginandomi ancora,
quello che ormai dico: è tempo andato.
Franco Ingala