Agrigento. Da molti anni le sistematiche ricerche della Soprintendenza del Mare e le continue segnalazioni di rinvenimenti fortuiti di reperti d’interesse archeologico, hanno reso il mare antistante la costa agrigentina tra i più ricchi della Sicilia e del Mediterraneo per quanto attiene ai segni di passati naufragi e di luoghi di frequentazione marina di particolare rilevanza.
In particolare, la presenza di alcuni relitti come quello di “Scoglio Bottazza” del XVII secolo che trasportava zolfo, naufragato presso l’omonimo scoglio. Ma ricordiamo anche un relitto di una nave da carico con i madieri e tavole di fasciame visibili, ritrovato su un fondale quasi completamente ricoperto da sassi di varie dimensioni, poco distante dall’area portuale di San Leone. Interessante è inoltre il relitto di cui si notano porzioni del fasciame esterno, ricoperto da una sottile lamina metallica, rinvenuto nei pressi del litorale di “Maddalusa”. Infine ricordiamo il relitto di una nave da carico databile presumibilmente al XVIII secolo, con il fasciame rivestito di lamina bronzea chiodata in località “Le Dune”.
Al di la di questi relitti segnalati, che saranno indagati allorché i relativi progetti tecnici di intervento di scavo e restauro elaborati dalla Soprintendenza del Mare saranno finanziati, il mare ha offerto e continua ad offrire una gran quantità di reperti d’interesse archeologico che potrebbero indiziare ulteriori relitti coperti dai sedimenti sabbiosi o essere il frutto di accidentali cadute in mare. Ricordiamo numerose ancore in piombo e in ferro, lingotti di piombo di varia forma e cronologia, una vasca in pietra, ceppi d’ancora in pietra e dischi in pietra con appendice forata.
Tra i reperti più rilevanti ricordiamo un cannone in bronzo con affusto ligneo del 1560 circa privo di insegna araldica poiché in procinto di essere venduto, rinvenuto presso la foce del fiume Akragas.
Nei pressi della foce del fiume Naro è stato recentemente identificato un altro relitto con ampie porzioni lignee foderate in rame, soprattutto pertinenti la porzione poppiera da cui è stata recuperata la “femminella” del timone in bronzo. L’imbarcazione doveva essere lunga intorno a 22 metri e larga quasi 10.
Numerosi sono, infine, i relitti pertinenti l’ultimo conflitto mondiale sia di imbarcazioni che di aeroplani tra cui un Fiat CR 42.
Un mare estremamente ricco e vario che, adeguatamente e sistematicamente ricognito, potrà offrire grandi sorprese per l’arricchimento del patrimonio culturale della zona. Non è da sottovalutare che la particolare poca chiarezza dell’acqua a causa della finissima sabbia in sospensione protegge spesso dalla vista indiscreta reperti e relitti.
Il quadro si arricchisce se pensiamo alle altre emergenze archeologiche subacquee esistenti sia ed Est che Ovest come ad esempio il relitto punico-ellenistico di Porto Palo di Menfi.
Con la fondazione americana RPM, la Soprintendenza del Mare ha iniziato recentemente una ricognizione sistematica nella zona di Sciacca che ben presto sarà estesa verso Est per avere un quadro completo delle emergenze culturali esistenti nei mari dell’agrigentino.
L’Assessore ai Beni Culturali e Ambientali On.le Nicola Leanza, informato costantemente delle ricerche e delle scoperte in area agrigentina, nel congratularsi per i risultati raggiunti ha promesso il suo interessamento affinchè nell’ambito dei prossimi finanziamenti POR 207-2013 siano inseriti investimenti per le ricerche archeologiche subacquee nelle acque agrigentine e per la valorizzazione delle emergenze culturali sommerse.