Palermo. Consiglio regionale MCL avvia congressi
Enna-Cronaca - 03/08/2009
Palermo. La terza Lettera Enciclica di Benedetto XVI, (1) tanto attesa dal mondo del lavoro, non delude le aspettative dei poveri, degli immigrati, dei lavoratori di ogni parte del mondo, del vivace associazionismo della solidarietà, del volontariato dei movimenti operai e sindacali.
Iniziamo pertanto un commento, partendo dall’Introduzione per invitare a leggerla ed a estimoniarla perché a tutti gli uomini essa è diretta. L’Enciclica parla, infatti, ai Vescovi, ai presbiteri ed ai Diaconi, alle persone consacrate, ai fedeli laici e a tutti gli uomini di buona volontà.
La hanno letta per primi i Governanti, ai quali è stata trasmessa alla vigilia del G8 e l’interesse
Di conoscerla è di tutti i popoli, dei fedeli e degli infedeli, così come quando scriveva Paolo di Tarso. Ed a noi da subito il compito di studiarla, commentarla, diffonderla, nelle istituzioni educative e formative,nei Movimenti, metterla in pratica, per le forti valenze religiose e civili, per le conferme sulla Dottrina sociale della Chiesa, per l’analisi del tempo che viviamo, per l’aggiornamento culturale che propone ,per la fiducia che manifesta nel laicato e nel sindacato, espressamente indicato.
Mons.Francesco Rosso, l’Assistente Ecclesiastico Nazionale del Movimento Cristiano dei Lavoratori, ha invitato, con un suo messaggio, i dirigenti tutti del MCL “alla lettura attenta e meditativa, che deve sfociare in una risposta operativa per rendere il nostro mondo più pronto ad accogliere le istanze di crescita dell’uomo nella società e come cristiano nella Chiesa. Gli argomenti dell’Enciclica – afferma don Checco – rafforzano la nostra disponibilità, come movimento e a livello personale ma sono anche la risposta al nostro impegno di ‘testimoni di speranza’”.
E l’appello nel Consiglio regionale del MCL della Sicilia, presieduto, per l’occasione, a Palermo dal Vice Presidente Nazionale Tonino Di Matteo e dal presidente regionale f.f. Pippo Liga, ha avuto, il suo primo consenso e l’indicazione ad orientare in Sicilia l’avvio della stagione congressuale del Movimento sui temi dell’Enciclica.
Anche per quest’invito si accresce il nostro impegno a meditare l’Enciclica a partire dalla sua “Introduzione”. “Difendere la verità, proporla con umiltà e convinzione e testimoniarla nella vita sono pertanto forme esigenti e insostituibili di carità”. “La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Ogni responsabilità e impegno delineati da tale dottrina sono attinti alla carità che, secondo l’insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge (cfr Matteo 22,36,40)”.
La dimensione sociale dell’amore per il prossimo, senza discriminazione alcuna, e la sua universalità erano state annunciate nell’Enciclica “Deus Caritas est” (2), ma se “La carità”, come ricorda il Papa, “è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa”, “ un cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali”. “La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s’è fatto testimone con la sua vita terrena e soprattutto con la morte e resurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo d’ogni persona e dell’umanità intera”.
E’ l’incipit dell’introduzione dell’Enciclica ed è il “principio attorno a cui ruota la dottrina sociale della Chiesa, un principio che prende forma operativa in criteri orientativi dell’azione morale”.
Vi è una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura d’uomo, della sua dignità, della sua vocazione. Senza verità si cade in una visione empirica e scettica della vita, incapace di elevarsi sulla prassi, perché non interessata a cogliere i valori – talora nemmeno i significati, – con cui giudicarla e orientarla.La fedeltà all’uomo esige la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà (cfr Gv 8,32) e della possibilità di uno sviluppo umano integrale”. La carità che eccede la giustizia, “perché amare è donare, offrire del mio all’altro;ma non è mai senza la giustizia, la quale induce a dare all’altro ciò che è “suo”,ciò che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare”.
Il bene comune, il bene legato al vivere sociale delle persone: “è il bene di quel “noi tutti”, formato da individui,famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale”. Non si tratta, afferma all’inizio dell’enciclica il pontefice, di “offrire soluzioni tecniche e la Chiesa non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità”.
Ed emerge il senso alto e religioso del pontificato di Benedetto XVI, nella continuità dell’attenzione della Chiesa nei riguardi della questione sociale, quasi un compimento della sua missione a servizio dell’uomo e del bene comune. Ciò si evidenzia, in particolar modo, nel fecondo ricordo della “Centesimus Annus” (5), della Populorum progressio” (1967-Paolo VI ), (3), che è la Rerum Novarum dell’eta contemporanea, della “Sollecitudo rei socialis(Giovanni Paolo II ) (4).
Quella dottrina ora sembra arricchirsi di un finalismo alto, il richiamo alla verità, senza la quale “l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori della società”.
Prima di scrivere “Caritas in Veritate”, Benedetto XVI ha voluto iniziare il Suo giro del Mondo dall’Europa all’Africa, all’America Latina, all’Asia ed incontrare i Governanti dei paesi ricchi e di quelli poveri, i missionari ed i fedeli d’ogni parte, le folle speranzose di comprensione e di solidarietà, ma anche i testimoni della fede,gli operatori della verità, che rischiano, tante volte la vita. La questione sociale nei paesi visitati e negli altri ha acquistato il carattere universale di questione antropologica (n75). E la Lettera, che interpella religiosi e laici, ha ora il respiro universale dei bisogni dell’uomo, che vive la modernità e la postmodernità, bisogni spirituali,culturali, economici.
E’ centrata sull’uomo, che vive nella società, alla quale tutta si rivolge il Pontefice.
Ed è per trovare all’economia ed al suo sviluppo una etica, che rispetti i valori della persona,
Che occorre, secondo il Pontefice, finalizzare ad essa tutto l’impegno socio-politico delle istituzioni.
“Lo sviluppo è impossibile”, afferma l’Enciclica, “senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici,che vivano fortemente nelle loro coscienze,l’appello del bene comune”.
E torna l’emergenza educativa come l’invito a formare ovunque classe dirigente,rivolto negli appelli alle folle di giovani, che l’hanno accolto con entusiasmo in ogni dove.
L’economia di mercato, senza etica, zoppica,entra in crisi con ripercussioni sulla globalità dei cittadini.
Il suo superamento postula un supplemento di solidarietà, aperta alla vera natura della persona umana.
E’all’assenza di un’etica umanitaria, infatti, che si deve addebitare per il Pontefice gran parte dell’attuale crisi globale dell’economia. Da qui l’esigenza di dare un cuore etico all’economia per superare l’agnosticismo umanitario del capitalismo e per mettere questo sempre più alla presenza d’imprese sociali, prevalentemente no profit, in una competizione, che pone la solidarietà come misura di merito valoriale. “Il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è la persona umana nella sua integrità”, nel suo percorso terreno. Una nuova etica, che ritrova nell’antropologia il centro della vita, dell’essere, il centro della politica, il centro da cui partire nel rispetto della verità dell’uomo nel creato. Ne scaturiscono la difesa dell’ambiente e della vita, la lotta alla fame, all’ignoranza, alla povertà, per il bene dell’uomo, creato ad immagine di Dio.
La lettera del sommo Pontefice è, infatti, “Sullo sviluppo umano integrale nella Carità e nella verità” ed è una grande sfida per la Chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione.
Un vero sviluppo umano presuppone il suo fondamento nella carità. “Solo con la carità, illuminata dalla luce della ragione e dalla fede, è possibile conseguire obiettivi di sviluppo, dotati di una valenza più umana e umanizzante”.
Non mancheremo, nel prosieguo, di analizzare i contenuti proposti nei sei capitoli dell’Enciclica, partendo dal significato della Populorum Progressio, (capitolo I), esaminando il tema dello sviluppo nel nostro tempo (cap. II), prospettando la Fraternità come traguardo per lo sviluppo economico della società civile (cap. III), e poi i temi della difesa dell’Ambiente ed i diritti e doveri dei cittadini e dei popoli (cap.IV), per rivolgere un appello accorato alla collaborazione alla famiglia umana (cap.V) e recuperare nella sua creatività la tecnica rispettosa dell’uomo e del suo futuro (cap.VI).
Esprimiamo, intanto da laici, la nostra gratitudine per questo gran gesto d’amore della Chiesa per l’umanità del nostro tempo, per ridare speranza ai popoli, impauriti dalla crisi economica, per indicare, come nei momenti bui degli ultimi secoli, la strada della fraternità ai singoli ed agli Stati. Nell’Enciclica troviamo l’invito ad una riflessione universale, ad un approccio realistico alle difficoltà ed alle sperequazioni nell’uso delle risorse della terra; ad una Zione politica dei cittadini del mondo, perché gli Stati siano realmente a servizio della persona e del bene comune.
Non si tratta di una voce nel deserto: si fa ascoltare, come già San Paolo, che si rivolgeva a fedeli e infedeli. Porterà i laici ad assumere maggiori responsabilità con la scienza. E la tecnica, non disancorate però dalla centralità dell’uomo, dalla giustizia, dalla verità. Il nostro grazie vorrebbe interpretare l’attesa di tutti i disperati della terra, da oggi ancora più vicini alla Chiesa ed alla sua missione.
Ferdinando Russo
onnandorusso@libero.it
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1) Benedetto XVI, ”Caritas in Veritate” in Avvenire 8 luglio 2009 “una grande sfida per la Chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione”
2) Benedetto XVI, ”Deus caritas est”, (25 dicembre 2005)
3) Paolo VI, “Populorum Progressio” (26 marzo 1967)
4) Giovanni Paolo II “Sollecitudo rei socialis” (30 dicembre 87)
5) Giovanni Paolo II “Centesimus Annus” (1 maggio 1991)
6) F.Russo in “Caritas in Veritate“ offerta al mondo. Avvenire del 10 luglio 2009 pag.35