Palermo. La procura della Repubblica ha inviato avvisi di garanzia a quattro senatori siciliani perchè ritenuti coinvolti nell’inchiesta sul tesoro di Vito Ciancimino. Sono Carlo Vizzini (Pdl), Saverio Romano, Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola (Udc).
I pm Antonio Ingroia e Nino Di Matteo accusano i parlamentari di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, aggravato dall’avere agevolato la mafia. Ciancimino avrebbe rivelato di avere utilizzato somme di un conto corrente svizzero riconducibile al padre per pagare politici che avrebbero facilitato l’aggiudicazione di appalti per la concessione del gas ad una impresa di cui il padre era socio occulto. Di questi pagamenti si sarebbe occupato il tributarista Gianni Lapis, condannato anche lui nel processo per riciclaggio. Il denaro prelevato dal conto svizzero da un altro imputato condannato, l’avvocato romano Giorgio Ghiron, sarebbe stato distribuito a Vizzini e, attraverso Cintola, a Romano e Cuffaro. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati agli indagati che si trovavano a Palermo e a Roma. Per martedì sono fissati gli interrogatori. Secondo l’accusa il denaro proveniente da un conto svizzero in cui affluiva parte del tesoro illecito di Vito Ciancimino, veniva distribuito ai capi partito o ai capi corrente, che poi avevano il compito di agevolare l’aggiudicazione degli appalti e la concessione dei lavori per la metanizzazione nei vari paesi dell’isola. A riscontro delle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, ci sarebbero parziali ammissioni del tributarista Lapis, ma anche documenti, intercettazioni ambientali e telefoniche che per essere contestate ai senatori indagati, dovranno prima essere trasmesse al Parlamento insieme alla richiesta di utilizzazione.
”L’avviso di garanzia che mi hanno notificato, dopo che lo stesso era già stato dato alla stampa, mi lascia sbalordito ed esterrefatto”. Lo afferma Salvatore Cuffaro, vice presidente e senatore dell’Udc, riferendosi all’avviso di garanzia che ha ricevuto nell’ambito dell’inchiesta sul ‘tesoro’ di Vito Ciancimino. Cuffaro, quindi, sottolinea che ”la vicenda, che leggo sulla stampa, è talmente irreale che non so neanche da dove iniziare a smentirla, mi verrebbe da dire ‘est modus in rebus’. Confido nella celerità delle indagini che dimostreranno la mia assoluta estraneità ai fatti contestati”. ”Quando mi saranno resi noti – aggiunge l’esponente dell’Udc – gli elementi su cui si fonda l’ipotesi accusatoria, darò il mio contributo all’accertamento della verità. Resta l’amarezza di essere ancora una volta proposto come una sorta di demone della politica. Ma resta anche il conforto – conclude – che ci sono tanti siciliani che conoscendoci non si lasciano influenzare e continuano ad avere fiducia in noi e a credere nella nostra azione politica al servizio della Sicilia e dei siciliani”.
Afferma Saverio Romano, deputato nazionale e segretario siciliano dell’Udc:
”L’avviso di garanzia che ho ricevuto qualche mese fa attraverso i giornalisti di Repubblica e oggi formalmente dalla Procura di Palermo mi lascia del tutto sereno perchè so di non avere mai intrattenuto rapporti di alcun genere con Ciancimino, come tra l’altro da lui stesso dichiarato in una intervista telefonica rilasciata a Rai Sicilia, nè tantomeno di avere avuto rapporti con la società della quale apprendo oggi che lo stesso Ciancimino ne fosse socio. Confido nella celerità delle indagini che dimostreranno la mia assoluta estraneità ai fatti contestati”
(Asca)