Castelvetrano: Fiordaliso, Titone, Giaimo, Russo ricordano Luciano Messina

Castelvetrano. I poeti non muoiono se il loro ricordo è vivo nel popolo con cui hanno vissuto. Con il Convegno di Castelvetrano, voluto dalle istituzioni scolastiche, Luciano Messina, il preside, già sindaco della città e tanto amato dai poeti greci contemporanei e dai nostri emigrati, continua ad intessere il dialogo che amava con i suoi concittadini, ad incontrare i suoi estimatori, amici, docenti, ex allievi, intellettuali, poeti, scrittori, quasi che la sua rivista “Incontri” sopravvive, ad interrogare, a rispondere ai problemi del tempo e delle arti.

Ci ha lasciato nel 2007, quando ancora la sua vena poetica vibrava di sentimenti, valori, colori, insegnamenti per il suo popolo, che lo ha accompagnato commosso al suo dipartire terreno.

In quest’Isola, ove si fa presto a dimenticare ed ove anche le orme umane sulla sabbia le mareggiate cancellano ad ogni stagione, la memoria di Luciano Messina non muore, perché la sua è quella dei poeti, degli scrittori, dei grandi educatori.

Le istituzioni scolastiche, che nelle settimane scorse, per iniziativa del dirigente Francesco Fiordaliso hanno ricordato il centenario di Gentile, hanno ora organizzato un importante convegno su Luciano Messina, preside, politico, letterato, ed è stato un invito alla cittadinanza a riflettere
Su un altro dei grandi figli di Castelvetrano. Siamo pertanto grati, come Siciliani, agli organizzatori che hanno voluto dedicare, a due anni dalla dipartita, un incontro alla memoria di questo cittadino degno in Italia ed all’estero d’ogni reputazione. La nostra riconoscenza va alla Fondazione Vanico che ci ha permesso di conoscere alcune delle sue opere che rischiavano di non vedere la luce (1).
Ce ne sono altre, si è domandato il Convegno?
Benemerito della cultura, dell’arte e della scuola, (1988), ambasciatore di pace e di cultura internazionale presso l’Unesco (1994), Messina portava la sua città nel mondo della poesia e richiamava a Castelvetrano, storici, poeti, scrittori, architetti. Il patrimonio culturale di Castelvetrano-Selinunte non è, infatti, un peso o il capitolo povero del bilancio comunale, ma una delle più grandi risorse del comune. E’ uno dei patrimoni storici del mondo e non solo per i tempi di Selinunte e le cave di Cusa, ma anche per opere considerate minori come le Chiese, scrigno del barocco siciliano, alla cui opera ha contribuito una famiglia, quella dei Ferraro,originaria di Giuliana e trasferitasi, per quella interna migrazione di spiriti eletti verso i centri di cultura e di alta religiosità, come è stata Castelvetrano.

I Ferraro, una meravigliosa famiglia di artisti,dei quali quest’anno si dovrà celebrare il quattrocentesimo anno della morte del capostipite di Antonio, capostipite. Cento studiosi di tante parti d’Italia stanno lavorando ad un Convegno che dovrà vedere il protagonismo di Castelvetrano e della provincia anche se altri comuni dell’Isola conservano opere dei Ferraro. Li coordina lo studioso e storico dei patrimoni della Valle del Belice Antonino Giuseppe Marchese.

Messina era uno dei cultori di questo patrimonio, della sua internazionalizzazione. Da qui il titolo d’ambasciatore di pace e di cultura (internazionale) con credenziali presso l’Unesco che coronava i riconoscimenti che lo avevano accompagnato nel corso degli anni. Il suo era segno responsabile d’amore per la sua città, una testimonianza che voleva lasciare ai discepoli, ai collaboratori,ai redattori di “Incontri”. Ed intanto ai cittadini del Mondo consegnava otto dieci libri di poesie per un richiamo ai valori della spirito, dell’intelligenza,della libertà, dell’onestà.

I poeti Greci sono stati i primi ad apprezzarne il valore premiando, a più riprese, il poeta selinuntino
Come ha testimoniato al Convegno un lungo messaggio inviato da Costas Valetas. Nell’ora cupa della riflessione sui cambiamenti radicali dei costumi e dei condizionamenti nel fare, caratteristici del nostro tempo, il vate si rifugiava nell’autoironia di un apparente pessimismo crepuscolare, di abbandono da Orto degli Ulivi. Ma era solo per il timore sottaciuto dell’incomprensibile ragione del fallimento educativo.

Sono le amare riflessioni del provocatorio“Diario di un Imbecille”, (4) anticipate dal suo necrologio, tratto da “Gocce di tempo”1983. “Visse in questo mondo/da minchione/coltivando ideali/e professando/il culto dell’amore/fra la gente./Finì col dare agli altri/il proprio cuore/ma dagli altri ebbe/bastonate”.

Sembra che vi aleggi la perfetta letizia dei santi conosciuti, da San Francesco, come dai tanti martiri, dal cammino loro additato dal Cristo perchè gli uomini si salvino. Era il suggello dell’eternità che questo laico credente, aveva conquistato per lui e per noi, per, i tanti che lo hanno seguito nelle vicende terrene e anche in quelle politiche. Era il canto amaro di una generazione, ricca d’autenticità che il Nostro,confessandosi in un diario letterario,assumeva su di sé, senza citare alcune di quelle figure solo apparentemente sconfitte, i La Pira, Crifò, Ambrosini, Del Castello, Occhipinti, La Barbera, Corsaro.

Lo avevano aiutato e collaborato, tra gli altri, un maestro”povero” deamicisiano, Giuseppe (Cocò) Lombardo che mi segnalava i valenti ragazzi della’gioventù cattolica Franco Fiordaliso e Piero Pirri, Tommaso Pollina, mentre si accompagnava ad un ex fucino, intellettuale e primario ospedaliero, Domenico Crescente. Lombardo raccoglieva firme per il mondo e tra i turisti, che incontrava a Selinunte, per ricostruire il Tempio G, dopo avere rialzato quello E, d’Era a cui Messina dedicava attenzioni e cure e poi per l’acquedottto, per le fognature, per il porto turistico e peschereccio di Selinunte, per la chiesa, per i trasporti ferroviari, per le scuole dei lavoratori, per la formazione professionale, per il recupero delle dispersioni scolastiche, per il vasto Parco archeologico di Selinunte.e la perduta battaglia per le dune, per l’Ospedale che lo vedrà vincitore.

Quando fui presentato a Messina, Lombardo, nel mio primo incontro con la meravigliosa città di Castelvetrano, mi accompagnò dal suo parroco cieco, nella sacrestia ove c’era il circolo ACLI e poi da un poeta autodidatta Casesi, che come Maiorana di Fulgatore, traduceva in versi i dolori e le speranze degli anni cinquanta,i canti degli emigranti e le speranze dei disoccupati. Poeta ed operatore sociale delle ACLI, Casesi, amico di Michele Alcamo, il presidente delle ACLI,
che avrebbe voluto e costruito il primo centro sociale ACLI di Castelvetrano, per essere punto di riferimento per la formazione dei quadri sociali e sindacali, da impegnare anche nella ricostruzione della valle del Belice.

Di poeta in poeta, dopo Casesi, che portava ogni giorno la sua solidarietà a quanti non avevano
l’assistenza previdenziale e sanitaria, assistito a livello provinciale da direttore Corso e dal giovanissimo Biagio Clorofilla, Cocò Lombardo era l’operatore sociale più vicino al Preside, poeta e sindaco, Luciano Messina, all’on.Occhipinti e al giovanissimo Piersanti Mattarella. Una squadra che, con Tommaso Pollina avrebbe trovato a distanza un riferimento con Cavicchia, e poi con Moro, e con quanti ci avvicinavamo alla politica con Pastore, Livio Labor, Donat Cattin.

Ed ecco Messina, emergere nel convegno con il suo ricco curriculum di sindaco, di docente e di dirigente scolastico, e poi anche presidente della provincia ed animatore di eventi culturali. Dalla sua scuola di solidarietà educativa e civile, dalla sua quotidiana testimonianza di formatore e d’amministratore, sarebbe venuto fuori Ninni Fiore, il cardiologo che fondava in Sicilia, con Nino Romano, Celi, Enzo Di Stefano, Giuseppe e Piero Liga, Giorgio D’Antoni, il Movimento Cristiano dei Lavoratori,quando le Acli subirono la crisi socialista. Fiore sviluppò i servizi di Patronato e di formazione in tutta la Sicilia. (3)

Messina, era stato il suo maestro di cittadinanza attiva, come la guida di molti aclisti di Castelvetrano. Aveva scoperto la sua vocazione educativa di “maestro” (anche con l’influsso di Giovanni Gentile e con l’eco della sua immeritata fine violenta), come anche altri suoi coetanei della generazione dei cattolici del dopoguerra, e furono suoi amici e discepoli Michele Alcamo, Messina di Partanna, Di Maria, i fratelli Conticelli di Marsala, Di Stefano di Castelvetrano, Ingargiola di Mazara, i Benenati di Alcamo, gli Inzerillo di Gibellina, F.Simone di Calatafimi. Icona di una generazione di cattolici democratici, nel ricordo e negli stimoli di Luigi Sturzo, il poeta sindaco partecipava al progetto ricostruttivo della prima democrazia post-bellica, sperimentava la presenza nella scena scolastica e in quella civile delle istituzioni locali e nazionali dei cattolici, nati durante il fascismo e formatisi alla guerra nei sabati fascisti. I loro padri vivevano in una rivolta silenziosa, quasi clandestina, maturata nelle sacrestie da dove erano stati cacciati ancora giovanissimi perché membri dell’Azione cattolica, prima del Concordato.

Anche allora, dopo la disastrosa guerra, i giovani più avveduti avevano compreso l’esistenza di una emergenza educativa e Messina aveva scelto la missione di docente, per i suoi studi universitari, quasi a farsi perdonare dell’abbaglio subito dalla cultura fascista. Nella sua attività di preside, il Nostro percorrerà la strada difficile e profetica di chi fa della scuola un laboratorio educativo di ricerca, di formazione, di cittadinanza culturale, pubblica e privata. C’era bisogno di docenti educati al culto della libertà e della verità d’origine crociana e cristiana, dopo il lungo ventennio di chiusure nazionaliste, autarchiche ed autoritarie. La città di Gentile diventava con Messina il luogo privilegiato della sperimentazione della democrazia e di un’etica pubblica innovativa per la quale la politica era servizio, l’acme, la vetta della carità. Nel tempo dalle favolose indennità dei consulenti, spesso poveri d’idee ma ricchi di proventi, resta l’esempio di Messina.

Per i cinque anni di Sindaco di Castelvetrano avrebbe donato la sua indennità di carica ai bambini
poveri (4) e non per demagogia. La sua iniziativa per migliorare le strutture scolastiche per i ragazzi ed i giovani non aveva avuto soste. La sua solidarietà verso gli altri, carcerati o immigrati, partiva dal suo cuore, dalla sua visione dell’umanità.
”Qui ….la mano”, chiedeva al prossimo. Tu che “tentavi da solo/il cammino sulle strade del mondo”, “tu che chiuso carcerato/nella tana della solitudine con la pupilla vaga tu vai cercando/l’abbraccio delle altre creature/per sciogliere il gelo di quella solitudine/e il nodo della tua sofferenza”.”La tua mano rimane/quasi sempre sospesa nel vuoto/trattenuta a distanza e raggelata/dalla indifferenza e pure dalla insofferenza/delle nostre mani irretite nella ragnatela/dell’egoismo e del pregiudizio”.
Un tema quello degli altri, specie se immigrati, che riappare in “Alba negra”: “Quel volto di negro che all’alba stamane/incontro si muove al sole che nasce/appresso si porta/l’angoscia di anni vissuti soffrendo”. Un invito all’accoglienza ai suoi concittadini trapanasi per aiutare l’immigrato “a vivere un giorno migliore”.
Il convegno di Castelvetrano ha fatto rivivere Luciano Messina tra i suoi estimatori, amici, studiosi, colleghi, ex allievi, siciliani emigrati e poeti del mondo. Il suo esempio, i suoi scritti, le sue poesie, il suo insegnamento, lasciato nella rivista “Incontri”, sono ritornati per una giornata ad arricchire di valori il nostro tempo dissacrato.
Recuperare un suo volume di poesie, ristamparlo, tradurlo, in più lingue commentarlo, offrirlo ai visitatori di questa meravigliosa città, si è detto nel convegno, può diventare un contributo alla cultura; invitare nella Biblioteca comunale studenti e docenti per rileggere alcuni suoi scritti, ed intanto quelli che la Fondazione Vanico ha pubblicato, può diventare piccolo evento culturale locale.

Si tratta del lavoro che seguirà al convegno proposto dalle istituzioni scolastiche, Liceo Clsssico G.Pantaleo, dall’Istituto statale Istruzione superiore e dal Liceo di scienze Umane G.Gentile, dirette dal prof.Francesco Fiordaliso, con la collaborazione della FIDAPA Sezione di Castelvetrano.
L’impegno mostrato dalle locali Istituzioni scolastiche si dovrà ora trasferire nelle sedi delle istituzioni del Comune per rendere giustizia alla storia ed alla cultura della città, con altre iniziative alla memoria.
I locali dirigenti del MCL, presenti numerosi al convegno, con il Dr.Enzo Di Stefano e Giorgio D’Antoni, hanno commentato l’evento dichiarandosi disponibili di inserire nei corsi di Formazione professionale dell’EFAL, in collaborazione con le Istituzioni scolastiche, le sperimentazioni pedagogiche di Messina Formatore di coscienze, e di cittadinanza responsabile senza barriere.

Nel ristampare le poesie di Messina, nel ricordare le sue altre opere, c’è un dovere della comunità verso uno dei suoi figli, tra i più noti poeti del secondo Novecento, vissuto in una terra che porta nel sangue, da millenni, la poesia.
Onorando Messina, si è detto nel convegno, si onora la terra di Sicilia, la sua umanità, la sua cultura la sua storia migliore, che i malvagi non possono offuscare o cancellare.
Messina fu profeta di se stesso: “Il sole continua ad esistere/malgrado le nuvole/.La luce non smette di splendere/malgrado la tenebra/.L’uomo non rinuncia a sorridere/malgrado la lacrima/e non cessa di vivere/malgrado la morte/”. (3).
Quando scriveva “Parlarsi addosso” aveva superato 83 anni e le parole erano diventate preghiera: “Ma io spero e prego il Padreterno/di aiutarmi ancora per potere/ ammirare pur se con un occhio solo/le bellezze del cielo e della terra”.

E come poteva cessare il suo canto nei felici luoghi di Castelvetrano-Selinunte?
Anzi, diventava “una musica dolce e melodiosa/che consentiva alle umane creature/di conquistare finalmente l’infinito/scoprendo e seguendo/la luce che non tramonta mai/e conduce alla vita eterna”, quella musica che, un nipote di Messina, maestro di piano e compositore, ha fatto ascoltare al numeroso pubblico attento, di docenti e studenti, venuti al Convegno per ricordare il gran poeta, preside, politico, letterato. Dell’opera letteraria e sociale di Messina hanno parlato, con espressive e dotte relazioni, i professori Francesco Fiordaliso,Mariella Giaimo,Vito Titone ,Ferdinando Russo, e con un tele messaggio, la poetessa greca Costas Valetas.
Ed ancora la presidente della FIDAPA, Susanna Campagna, il presidente del Consiglio della Provincia regionale di Trapani,G.Poma , i prof Giuseppe Cottone,e Vito Li Causi,mentre i ragazzi della 5 B ed il figlio Francesco di Messina hanno presentato,in anteprima commoventi documentari sulla vita e le opere del grande letterato Selinuntino.
I nuovi apporti critici dei relatori formeranno oggetto di un volume raccolto dalle Istituzioni scolastiche promotrici del convegno.

Ferdinando Russo
onnandorusso@libero.it

1) L.Messina, Senza peli sulla lingua, a cura del Vanico, Edizioni Cazzotta, Settembre 2006
2) F.Russo, Luciano Messina (1922-2007) Il poeta e l’educatore di Castelvetrano, in CNTN.Anno VIII,N.5, Ottobre 2007
3) F.Russo in Ninni Fiore, Un laico impegnato da non dimenticare in CNTN,Anno IV,N.29,Aprile 2004
4) L.Messina Diario di un Imbecille –Quasi un racconto della memoria su (ab)usi e (mal)costumi di fine millennio, a cura del VANICO, dipinto di Franco Messina, Arti Grafiche Corrao di Trapani, 2004
5) L.Messsina, Parlarsi addosso,poesie,a cura del Vanico,Grafiche Mazzotta, Castelvetrano