Palermo, quando l’arte è amica dei disabili

Ha detto sì alla vita, al lavoro, all’arte, Raffaele Leone, l’artista tetraplegico, dall’età di quindici anni. Un incidente stradale lo ha immobilizzato per tutta la vita su una sedia, due ruote, una mano che doveva spingerlo, per sempre. Non riusciva a darsi pace, a quindici anni, all’età delle corse e della fantasia creatrice, l’età degli studi, dei sogni e delle avventure. Ed era come se tutto gli fosse negato, il movimento, il diverso paesaggio delle diverse giornate,la libertà di relazionarsi con gli altri, i compagni,gli amici, le ragazze, i parenti lontani. Nell’ospedale c’era il medico di turno, sembrava che conoscesse tutto e non potesse fare niente c’era l’infermiere che passava sempre frettoloso, c’era il vicino ,in un lettuccio bianco ,che tentava consolarlo.
Ma un “angelo terreno” avrebbe incontrato Leone, un giorno, là proprio in ospedale, mentre meditava , tra disperazione e sconforto. Aveva il nome di Eleonora Dragotta, la signora che l’avvicinava per incoraggiarlo,per dirgli che si sarebbe ripreso,che la vita lo avrebbe ancora interessato, bastava volerlo. Da allora Eleonora divenne, a poco a poco, la sua “mamma adottiva”.

Poi i colori dell’arcobaleno per scomporli e ricomporli come compete all’uomo, in ogni tempo, perchè altri li scoprano, dopo le tempeste della vita e ne diano merito al Creatore. Un’eccellente fotografa, la sig.ra Maria Pia Lo Verso ha scritto, recentemente , “Se tornassero gli angeli in città” (1).

Raffaele li ha conosciuti gli angeli, hanno le sembianze degli uomini e delle donne buone e generose della Sicilia, come li hanno rappresentati, nelle foto della Lo Verso,gli artisti più rinomati. Lo sanno gli immigrati senza documenti, ospitati tra amore e paura. Lo costatano i poveri di Biagio Conte, lo verificano gli anziani accolti nelle opere di Giacomo Cusmano, lo sanno i bambini della Georgia, che ogni anno tornano nella città di Palermo tra famiglie affettuose e non necessariamente ricche, per un soggiorno curato dal Movimento Cristiano dei Lavoratori.

Com’Eleonora, che aiutava Raffaele a scoprire la sua vocazione d’artista, ad avere fiducia nella vita, a crearsi un lavoro, il più bello, quello del pittore. E Raffaele s’innamora subito dei colori, delle terre gialle e rosse, delle polveri che Eleonora dovrà impastare nell’olio, per essere pronte a transitare sulle tele e diventare oggetti, soggetti di ammirazione, e ciò nei tempi strappati ai prevalenti doveri della famiglia. Eleonora lo aiuta a scoprire il suo innato talento d’artista pittorico delle piccole e poi delle grandi tele. Su queste si configurano gli alberi, come il rifugio degli uccelli, come il posto di lavoro e di studio di un altro artista del novecento, Benedetto Messina.

Leone è cresciuto così ogni giorno nella sua vocazione di pittore. Ha recuperato la rinascente naturale voglia di vedere e di comunicare, come ogni uomo da quello delle caverne, che ha abitato le grotte del territorio di Carini e Capaci, il comune che ospita ora una sua mostra, a quello che si rifugiava nelle grotte dell’Addaura, ove da ragazzo era stato accompagnato. L’Associazione “Elios” gli ha organizzato una mostra nel Palazzo dei conti Pilo di Capaci e l’iniziativa è stata patrocinata dal Comune di Capaci, che ha voluto premiare il maestro d’arte Leone, unendo la sua esposizione a quella di un’altra famosa artista, Patricia Falcone. La sua libertà nei ricordi degli alberi della Palermo, dai viali verdi, dalle ville con le magnolie giganti, i platani che si rincorrono in via Libertà.

Gli riapparivano le immagini delle cose viste, dei fiori che tornavano ad ogni primavera dei prospetti dei palazzi lungo le strade del centro storico di Palermo che guardava sgomento ragazzino, correndo in bicicletta e che ora i giovani ricercatori catalogano perchè nessuno di loro sia mai più distrutto dall’uomo del terzo millennio. Incontrandolo, tra le sue amate tavolozze, a Capaci, racconto a Leone che nell’amata città di Palermo, due giovani architetti ricercatori hanno catalogato le cento migliori opere dell’architettura della città capoluogo (2). Hanno mostrato cento opere, degne d’ammirazione, del nostro Novecento architettonico e una scrittrice, proprio d’Isola delle Femmine, ha scoperto tra i vicoli dell’abbandono, Cento chiese in ombra, degna d’attenzione per le opere che nascondono, per la storia che racchiudono, frutto della fede popolare e ricche di tesori, riserva privilegiata dei ladri senza anima. (3)

Potrebbero diventare altri soggetti reali e non fantastici per Leone, cosi attento e ricercato nel dare luce alle opere dell’ingegno costruttivo come la “Stazione centrale”, che fa bella mostra nell’esposizione di Palazzo Pilo e da dove sono partiti in cerca di lavoro tanti isolani, senza poter dimenticare il sole ed il mare,il cielo di un azzurro, che gioca con batuffoli di neve, quello di Cefalù o di Capaci. Nelle tele non mancano le spiagge, con le vicine barche confortevoli, in cerca di polipi smarriti, quando la luna si nasconde, e giù, tra gli scogli visibili per l’acqua ancora cristallina gli ultimi pesci mediterranei. A Capaci sono nell’attesa dell’Acquario, promesso ai pescatori, ai pochi marinai ed ai ragazzi dal sindaco Benedetto Salvino e dai parlamentari, per ricordare che il territorio comunale e la città, un giorno erano fondo marino.

Il sindaco ci ripensa, mentre si sofferma, con il Presidente del consiglio Provinciale Marcello Tricoli, con gli assessore Margarini e Ravveduto ad ammirare i quadri di Leone, i fiori della terra e quelli delle donne alla prima maternità e nell’arte trova ispirazione, con gli assessori comunali,che visitano con interesse la mostra e vi trovano stimoli per altre iniziative sociali e culturali. Raffaele Leone non è nuovo ad esporre i suoi quadri in significative mostre. Dopo Capaci lo hanno richiesto ad Isola delle Femmine. Ha raccolto successi e favorevoli critiche a Palazzo d’Orleans, con il patrocinio dell’allora Presidente della Regione Totò Cuffaro, a Villa Niscemi, alla Fiera del Mediterraneo, nella città dell’arte, a Monreale, nel restaurato Palazzo monumentale “Guglielmo II”e le sue tele, anche di gran dimensione, coprono intere pareti, con gli alberi che ama, con i paesaggi, che ritrae splendidamente, con i bambini, che gli ricordano un’altra infanzia.

In futuro forse non mancherà una sua mostra sui prospetti artistici delle case della Sicilia, per conservarli almeno nelle tavolozze dei pittori e forse dalla rovina, ora che i comuni e la Regione incoraggiano i proprietari degli immobili a dare la giusta evidenza ai palazzi ed alle abitazioni anche modeste. Leone insegue l’architettura del Creatore, prima di quella d’ingegneri, architetti, maestri marmisti, scultori della pietra, intagliatori, depositata in quest’Isola da amare, come solo gli artisti sanno fare. Come Leone.

I prospetti allineati lungo le strade del centro, le cento e cento chiese delle preghiera e dell’incontro con Dio e dentro i quadri degli artisti ispirati dalla fede, le immagini della Madonna e dei santi. Leone impara ad emularli, si fa condurre a vistare le chiese della grande Palermo. Ed è come pregare, trovare risorse immense da distribuire alla sua fantasia , poi, nelle giornate con i colori e i libri ,già i libri delle arti italiane e straniere. Ora Raffaele Leone è un artista nella pienezza del termine, lavora in Via Tasso, a Palermo, ove abita ed ha il suo laboratorio. I ragazzi, i curiosi gli appassionati, amanti delle arti, lo chiamano il “maestro”.

E Raffaele, si compiace, lo gradisce quel titolo, quell’identità in fieri, come i grandi del pennello
delle arti. Non ha ancora iniziato ad insegnare, come ha fatto Benedetto Messina, il pittore, scultore, ceramista e mosaicista di Monreale, che ci ha lasciato all’età di novantanni e che, ancora giovanissimo, ha trasformato la sua casa in scuola d’arte, come Aida Vivaldi, che insegna ai ragazzi delle scuole di Palermo, che non hanno più la voglia di studiare le lingue morte, le astrusità matematiche, le regole grammaticali di uno scrivere e parlare diverso da quello dei quartieri di provenienza ed invece s’innamorano subito della musica, dell’arte del disegno e della pittura, della scultura di legno e pietra.

Ma “i papaveri rossi in un campo verde”, (altra opera esposta da Raffaele Leone a Capaci) attraggono i giovani, sono come le speranze che hanno nutrito i popoli per la giustizia ,sono come le bandiere che hanno alzato al vento ed inseguito interi popoli in cerca di futuro,sono come le sirene dei molti giovani, che ne diventano prigionieri e Leone li mette già in allarme.

Un giorno, anche lui sarà maestro come Messina e Vivaldi, per questi giovani con l’entusiasmo e la generosità d’Eleonora e chissà che a Capaci, tra le tavolozze che guardano i turisti, i pittori come Leone non si riuniscano per istituire una scuola di pittura per i ragazzi senza un mestiere, senza una speranza, ma con tanti talenti naturali, che le arti aiutano a scoprire. Questo ha voglia di comunicare Leone, mentre non nasconde la sua gratitudine immensa che rivolge ad Eleonora e, sua tramite, a Dio che non abbandona le creature della terra, anche quando il dolore si abbatte su di loro.
Ed Eleonora è anch’essa la protagonista umile delle mostre di Raffaele. Ha il volto della Sicilia generosa e ci accompagna ora nelle sale di Palazzo Pilo, nelle sale che si offrono a tutti gli artisti, che hanno diritto a sperare nella bontà del prossimo e delle istituzioni.

Ferdinando Russo
onnandorusso@libero.it

1) M. P.Lo Verso, Il Giardino degli Angeli, a cura di Francesco Marcello Scorsone, Documentario della Mostra con Vinny Scorsone in www.Youtube.it

2) M.Iannello e G.Scolaro, Palermo Guida all’architettura del ‘900,introduzione di Vittorio Gregotti, Edizioni Salvare Palermo

2) G.Sommariva, Palermo cento Chiese in ombra, Conoscere i tesori nascosti del centro storico Fotografie d’Andrea Ardizzone,Dario Flaccovio Editore,Palermo 2007