Ritrovare le Acli in Sicilia, nel tempo della grande crisi

Ritrovare le ACLI a Palermo, nella terza età, in occasione degli Stati Generali dei dirigenti della Sicilia, alla presenza del Governatore Raffaele Lombardo, del presidente regionale Santino Scirè, del presidente provinciale di Palermo Toni Costumati con il vescovo Pennisi, il presidente nazionale Andrea Olivero, il segretario regionale della CISL, Maurizio Bernava, la Vice Presidente della Confindustria Cittadini ed il presidente dell’unione delle Camere di Commercio della Sicilia Giuseppe Tripoli, il presidente della provincia Regionale Avanti, non è un evento di tutti i giorni ed esprime la volontà di un rilancio, che non può che far piacere.

Se poi il tema del Convegno è quello di riflettere sulla crisi economica e sociale, sui problemi che solleva nel territorio dell’Isola, per superarli in un concerto di forze, che responsabilmente avvertono di dovere chiedere un contributo da parte delle associazioni cattoliche ,si comprende l’interesse che ridestano le ACLI, come avvenuto in altro tempo.

Le ACLI che sognarono e vissero, in giovinezza, tanti sindacalisti, amministratori d’Enti locali, cooperatori, politici, operatori sociali, riappaiono, come nei momenti difficili del paese, destando attenzione e speranze.

Non si riuniscono, com’è avvenuto a Palermo, da tutta la Sicilia, per evocare nostalgie e ricordi, ma per affermare, per costatare che le ACLI tornano a vivere ancora, dopo qualche momento di sbandamento, con la stessa passione civile dei loro anni migliori, al servizio di chi ha bisogno,come ha affermato il presidente nazionale Olivero ed affrontano il tema della gran crisi sociale ed economica.

Le ACLI sono state nella storia del Movimento Operaio tra le più determinanti, per salvare la democrazia del Paese, per l’apporto dato alla costituzione ed alle prime elezioni democratiche del dopoguerra, per la crescita in uno stato democratico dei diritti statutari del lavoro e della partecipazione, per dare contenuti Sociali all’integrazione europea.

In Sicilia le ACLI sono nate prima ancora che nel resto del paese (43-44).
Lo ricordavano a noi giovani, Garofalo, Parrino, Tomasino, Alessi, La Barbera, Del Castillo, Corrao, Muccioli, Fasino il padre di uno dei più attivi presidenti della regione, Enzo e Vincenzo Foti, Cavallaro, Rizzo, Gasparro, Gerbino, Campanozzi, Celi, Alcamo, Romano, padre dell’on. Fortunato Romano e tanti altri.
Sono stati i primi laici della Chiesa siciliana del dopoguerra, impegnati nelle attività sociali con gli assistenti ecclesiastici, Mancuso, successivamente vescovo, di Mazara del Vallo, Capillo dell’ordine di Giacomo Cusmano, Mangialino, di Cefalù, Monteleone e Cinà della diocesi di Monreale .

Una Galleria di figure non ricordate, come si dovrebbe,nella terra in cui occorre essere morti per mafia per essere commemorati. E solo per qualche annata.

Le ACLI furono, da subito, in Sicilia una grande forza sociale e politica, un grande movimento ecclesiale amato dagli Arcivescovi da Lavitrano a Ruffini, da Carpino a Pappalardo fino a Romeo, a servizio dei lavoratori e dei loro diritti.

Si deve molto alle ACLI in Sicilia, nell’azione a sostegno dei sindacati: a Palermo per la salvezza del Cantiere navale, per la ricostruzione delle molte case in cooperative promosse da Baruffali, in Sicilia al rilancio dell’elettronica di Palermo e Catania, per le ricerche del metano e del petrolio, per le raffinerie del grezzo, anche se con gli alti costi ambientali per un pugno di occupati in aree di sottosviluppo.
L’impegno per la riforma agraria ( ricordiamo Cammarata, Medi, Nuara e la Caltabellotta, che lavorarono in posizioni di prestigio all’ERAS (poi ESA, per una intera vita).
I cantieri di lavoro e le prime iniziative di formazione professionale a Palermo, a Trapani, a Messina, a Catania, a Enna, a Caltanissetta di Maiorana, Liardo, Vitale, Caccamo, Parisi, Preti, Russotto, Parisi, lo Manto, permisero occupazione locale ed una emigrazione di qualità.

Nel Belice le ACLI primeggiarono nell’organizzare una tempestiva presenza nel ‘68 ,nei centri devastati dal terremoto, con la costruzione di significativi centri sociali e baracche –circoli di patronato e di formazione, progettati dall’Arch.Pippo Romeo e voluti da F.Russo a Castelvetrano, S.Margherita, Salaparuta, Gibellina, Poggioreale, S.Ninfa, per ricostruire la vita sociale e la normalità dello stare insieme, un po’ come oggi all’Aquila.

Le ACLI furono in Sicilia un movimento sociale ecclesiale ed i loro primi dirigenti si batterono Per un sindacato non confessionale, la CISL, (Garofalo, Adragna, Muccioli, Scalia, Del Castillo, Cangiatosi, Corrao, Parrino). E per un partito altrettanto non confessionale, come lo aveva pensato Sturzo, a significare il valore della loro contemporanea laicità nella storia e nelle istituzioni, senza scontri o incompatibilità con l’ecclesialità allora proclamata.

Le ACLI hanno posto da subito il tema dell’unita sindacale e della piena occupazione, al di la dei collateralismi partitici, nei loro storici convegni di Vallombrosa.

Anche l’apertura politica a sinistra, quella del primo centro sinistra trovò un sostegno nelle ACLI, in D’Angelo, l’amico delle ACLI d’Emanuele Primavera, d’Enna e prima ancora delle lusinghe craxiane. E quell’intuizione profetica rese più partecipata la lotta politica e lo sdoganamento graduale delle forze comuniste, da Berlinguer ai nostri giorni.

Ma gli Stati Generali delle ACLI, a Palermo, dell’aprile scorso sono stati convocati non per vivere di passato, o per ricercare meriti da legionari in pensione.

I riferimenti al passato servono a guardare avanti: Il sogno dell’unità del mondo del lavoro, deve portare, intanto, le ACLI a proporsi il tema della riunificazione o della ricomposizione rapida con il MCL, con il quale avviare un processo di coordinamento territoriale. E’ un esempio da offrire al mondo cattolico, che predica l’unità,ed al mondo del lavoro che avverte l’inconsistenza del marciare, proporre o scioperare in solitudine di parte.

Non basta essere come ACLI e MCL assieme in RETINOPERA O in qualche FORUM, (quello della Famiglia ecc.), o nelle Consulte diocesane e regionali delle Aggregazioni laicali, e rivendicare un’identità, che in verità, non è quasi mai venuta meno. Quella dell’ecclesialità e nel frattempo della mai rinnegata laicità pre e postconciliare.

Queste nostre riflessioni trovano consensi e si concretizzano a Bologna e si diffondono negli anni della crisi delle ACLI regionali, nel MCL, ove non pochi sono stati gli aclisti a continuare il loro impegno sociale, fortemente richiamati ad una convergenza nelle organizzazioni ecclesiali.

Il MCL dell’isola non dovrà trascurare, pertanto, progetti d’azione e di formazione per la possibile ricomposizione con le ACLI, per un’oculata e concordata presenza territoriale, per un’analoga convergenza sui temi del lavoro, della famiglia, dell’immigrazione,della formazione professionale, dell’ecclesialità, del servizio da rendere al vasto associazionismo culturale e sociale del paese.

Le ACLI sono state scuola di formazione totale, specie prima dell’avvento della formazione professionale e di qualche guaio che ha provocato.
Lo sono state per il sindacato, per il volontariato, per la Cooperazione, per i tanti movimenti professionali (artigiani,coltivatori,ecc) e senza forse anche per la politica.

Le ACLI degli STATI GENERALI SICILIANI sono riapparse credibili per il messaggio trasmesso,per l’insegnamento offerto,per l’educazione ad una cittadinanza attiva e collaborativa con le altre associazioni sindacali ed imprenditoriali presenti, per il richiamo alla assunzione di responsabilità rivolto a tutti i cittadini, per l’interesse mostrato nell’ascolto della magistrale lezione del Vescovo Pennini sulla dottrina sociale della Chiesa.
Ed infine per l’attenzione ai termini reali della crisi sociale ed economica che non risparmia l’area estrema del Sud e richiede volontà unitarie per superarla.
Qui, nella Sicilia, ove la PAURA continua a sovrastare sulla SPERANZA.
E non ci voglia male Tremonti.
Non basta parlare bene del volontariato e del terzo settore, se si deve privare o ridurre il 5 per mille all’associazionismo sociale e culturale. Sarebbe una incongruenza del citato “LA PAURA E LA SPERANZA”.

La crisi, che oggi il Paese affronta può essere occasione di svolta e d’innovazione, hanno detto i relatori inviatati agli Stati Generali delle ACLI se sappiamo dare priorità agli interventi culturali,alla formazione,alla ricerca,alla conoscenza, a nuove forme di partecipazione e responsabilità.

A queste ACLI che discutono in campo aperto i temi dell’economia e dei condizionamenti sociali allo sviluppo, si deve offrire credito non inflazionato, al di fuori dei vecchi schemi di nicchia e dei collateralismi partitici, sempre in agguato.

Nelle battaglie per sconfiggere, le povertà del nostro sud, resasi più drammatica e virulente con l’accrescersi della disoccupazione (vedi i dati Istat di questi giorni), riteniamo doveroso essere vicini alle tesi degli Stati Generali delle ACLI nella solidarietà con gli immigrati,per accoglierli con dignità e non respingerli, per favorire il ricongiungimento ed il riconoscimento delle loro famiglie, per l’uguaglianza nei riguardi della salute, per l’integrazione culturale e sociale, per difendere i valori identitari del paese e dell’Europa da porre alla base delle istituzioni europee, nel rispetto delle carte dei diritti della persona ,dei lavoratori,nella libertà delle fedi che ci accomunano, nell’ecclesialità, da vivere come valore e strumento di dialogo e non di esclusione,per la pace e la giustizia. Ha fatto eco alle ACLI di Sicilia, da Roma, il MCL che ha riunito il suo Consiglio Generale per avviare la preparazione del Congresso nazionale, ma di questo parleremo in altra occasione.

Ed intanto auguriamo buon lavoro alle ACLI, con amicizia sincera e convinta, per un impegno comune, davanti al fallimento del capitalismo finanziario dominante ma perdente senza la compartecipazione sociale dei lavoratori.

Ferdinando Russo
onnandorusso@libero.it

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