PDCI. Università Palermo: dilapidati 177 mln in sei anni

La Federazione di Palermo dei Comunisti Italiani esprime solidarietà agli studenti, al personale amministrativo ed ai ricercatori dell’Università di Palermo vittime del dissesto finanziario e del fallimento morale, operato dalla sua classe dirigente.
I Comunisti Italiani ancora una volta scendono in campo per denunciare la cattiva gestione di un istituzione pubblica nella nostra città e per salvaguardare i diritti dei più deboli. L’istituzione pubblica (almeno finora), protagonista in negativo, questa volta è l’Università degli Studi di Palermo, la cui pessima amministrazione è stata capace di prosciugare i 177 milioni di euro del fondo di riserva accumulati nelle gestioni di bilancio precedenti l’anno 2002. A questi soldi vanno aggiunti 32 milioni di euro di debiti registrati nel bilancio consuntivo 2008, che hanno portato alle dimissioni del direttore amministrativo a distanza di meno di un mese dal suo insediamento ed al rinvio dell’approvazione del bilancio. Un bilancio che nessuno all’interno del cda del Rettorato di Palermo ha voluto sottoscrivere e che dovrà essere certificato da almeno un advisor contabile prima di essere approvato.
I Comunisti Italiani denunciano da anni la cattiva amministrazione dell’Università di Palermo, conseguenza della gestione clientelare (ed a volte familiare) che contraddistingue le amministrazioni dei 82 dipartimenti del nostro Ateneo, un numero talmente sproporzionato che anche un Rettore come il Prof. Roberto Lagalla ha pensato di dover dimezzare. Infatti dobbiamo registrare che, a causa delle lotte di potere intestine alla casta dei professori universitari, sono stati creati appositamente dipartimenti doppioni per soddisfare le esigenze di uno o più gruppi di professori che volevano curare liberamente il proprio orticello. Questa proliferazione ha portato ad un incremento di 75 milioni di euro per oneri stipendiali a carico del bilancio interno, un incremento che non può essere solo dovuto all’adeguamento dei contratti di lavoro. La gigantesca struttura, e le logiche clientelari che ci sono dietro, hanno inoltre creato un buco di bilancio di 5,5 milioni di euro l’anno, causato dalla pioggia di consulenze e contratti esterni erogati dai 82 dipartimenti. Incarichi affidati sempre alle stesse persone per consulenze che potrebbero essere realizzate dai 2500 dipendenti amministrativi della stessa Università di Palermo, oppure per lavori collegati ai vari progetti di ricerca che potrebbero svolgere i ricercatori ed i professori esperti nei vari settori.
La cattiva gestione però non si limita solo a questo, infatti non si capisce perché per anni l’Università ha tenuto accese tutte le luci dei dipartimenti di Viale delle Scienze anche di notte portando la spesa per le bollette della luce elettrica a 3,7 milioni di euro l’anno. Singolare inoltre è il comportamento di alcune amministrazioni come quella del DIFTER che trova i soldi per cambiare le piastrelle ed i pezzi sanitari dei bagni, mentre non trova i soldi per la carta da stampante.
I Comunisti Italiani, coscienti del fatto che a questo punto è doveroso razionalizzare le spese, ritengono che la modalità con cui si sta facendo è sbagliata. Ancora una volta a pagare il conto sono: gli studenti (che si vedono aumentate le tasse), i dipendenti amministrativi (che si vedono tagliato il salario accessorio) e coloro che lavorano nell’ambito della ricerca (che si vedono tagliati i fondi). Viceversa non vengono colpiti dai tagli: gli sprechi dei dipartimenti, le consulenze esterne e gli stipendi dei professori universitari.
La Federazione di Palermo del PDCI propone una serie di misure per tagliare la spesa: utilizzare al meglio le professionalità già strutturate all’interno dell’Ateneo per ridurre al minimo le consulenze esterne; razionalizzare la spesa per le utenze e per gli interventi estetici, affidando un budget a ciascun dipartimento oltre il quale non si può spendere; mettere il merito al centro dell’azione politica dell’Università per incrementare i proventi della voce “opere di ingegno e brevetti” (stimata in soli 76000 € nell’ultimo bilancio); dimezzare il numero di dipartimenti, accorpando quelli doppioni e con pochi professori strutturati; accorpare gli uffici dell’amministrazione (operazione già effettuata per bisogno, più che per convinzione) ecc.
Sul dissesto economico dell’Università di Palermo c’è una dura presa di posizione del Segretario Provinciale del PDCI Alessandro D’Alessandro che dichiara: “Ancora una volta a pagare i danni, provocati da anni di cattiva amministrazione del Rettorato di Palermo, sono i più deboli. La situazione economica ed il prestigio dell’Università di Palermo sono senza dubbio destinate a peggiorare se il Rettorato non si porrà, come priorità della sua azione amministrativa, l’obiettivo di raggiungere un efficiente diritto allo studio per tutti (studenti ed ricercatori) che premi i più meritevoli, anziché la cosiddetta “amicizia” che ha portato alle contraddizioni da noi comunisti più volte denunciate. Tutto ciò con il chiaro intento di eliminare, così come sancito dalla nostra Costituzione, ogni impedimento di ordine economico e sociale nel raggiungimento dei più alti livelli di istruzione”

Giovanni Denaro

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