Eurocoltivatori Enna, dalla ‘globalizzazione alla filiera corta’

Eurocoltivatori sarà presente all’inaugurazione del Mercato contadino di Enna, che si inaugurerà domenica 2 maggio, quale es. di filiera corta in Provincia di Enna.
Il ruolo del sindacato nella “Filiera corta, mercato contadino e grande distribuzione organizzata: opportunità di sviluppo, certificazione di qualità e sicurezza alimentare” è stato il tema assegnato all’EUROCOLTIVATORI dall’EREIA, nel recente convegno regionale svoltosi nella sala convegni del Consorzio ASI – Zona Industriale Dittaino (EN) il 27 Aprile 2009, relazione svolta dal Dr. Marco Ratto.
Viene comunemente definita filiera corta quell’insieme di attività che prevedono un rapporto diretto fra produttori e consumatori, siano i produttori ed i consumatori singoli o organizzati, al fine di ridurre il numero degli intermediari commerciali e mantenere basso il prezzo d’acquisto per il consumatore, garantendo, di contro, un più elevato margine di guadagno per i produttori.
Pertanto, la filiera corta nasce dalla consapevolezza che produttori e consumatori finali, nel perseguire i propri interessi, domanda e offerta, possano interagire avvalendosi anche di nuove forme di scambio, praticabili grazie al rapporto di vendita diretta, o presso le stesse aziende agricole, o in apposite aree comunali, denominate “mercato del contadino”.
I vantaggi che si riscontrano dalla filiera corta sono:
1) minor costo dei prodotti per il consumatore, grazie all’abbattimento della spesa legata ai numerosi passaggi, compresa la distribuzione;
2) maggior remunerazione (30% in più) per i produttori, derivante dalla diretta commercializzazione delle produzioni;
3) riduzione dei costi ambientali dovuti ad una distribuzione più vicina all’utenza finale;
4) eco sostenibilità delle produzioni agricole, attraverso la riduzione degli imballaggi e, nel post vendita, di rifiuti;
5) garanzia sulla qualità e tracciabilità dei prodotti di stagione offerti;
6) promozione e valorizzazione delle diverse varietà colturali, dei prodotti legati al territorio (DOP, DOC ed IGP);
7) consumo di prodotti sani, preferibilmente da agricoltura biologica, di origine certificata, che per il loro quotidiano consumo non necessitino di conservanti.

Gli anni novanta hanno visto l’avvento della globalizzazione, ovvero il raffronto di due modelli economici, quello occidentale e quello dell’ex blocco comunista dell’Est e Asiatico, due mondi considerati lontani e a se, che, superate le tradizionali barriere geografiche e politiche, hanno dato origine ad un unico mercato mondiale per le imprese di ogni genere, comprese quelle del comparto agricolo.
In questi anni si è, da un lato, accentuato un modello di sviluppo europeo, mentre, dall’altro, si è

conosciuto e subito il modello di produzione asiatico e cinese, altamente competitivo, per i bassi costi di

produzione.

Negli ultimi anni la politica agricola europea ha puntato ad un modello di sviluppo agricolo volto a

valorizzare le derrate alimentari sotto il profilo qualitativo, sia grazie al valore che la stessa medicina ha

riconosciuto ad una corretta alimentazione, sia perché promuovendo e legando le diversità al territorio, si

recupera un aspetto non secondario del cibo, quale le profondi radici e tradizioni a cui è legato. Se da un

lato sembrano emergere motivazioni economiche, ovvero il forte aumento dei generi alimentari per i

consumatori e la bassa redditività dalla commercializzazione per i produttori italiani, per poter

competere con l’avvento delle grandi catene di distribuzione e discaunt stranieri, dove alla convenienza

è stata imposta la bassa qualità, la destagionalizzazione delle produzioni, le massicce importazioni di

derrate alimentari dall’Asia, dall’altro, in realtà, proprio il forte legame, su tutto il nostro territorio, con

la cucina tipica italiana ha suscitato l’esigenza di rilanciare il tema della qualità, la voglia di ritrovare

quei sapori tipici e peculiari delle produzioni italiane, definite, a volte “di nicchia”, quei sapori e prodotti

che sono tenuti in considerazione e apprezzati in tutto il mondo, soprattutto nei cosiddetti “nuovi

mercati”, dove il “gusto” alimentare ed il brand “Made in Italy” ed il più recente “Made in Sicily” si

sono prepotentemente e con orgoglio affermati, fino a dover, di contro, difendersi dalla pirateria e dalle

contraffazioni delle produzioni di eccellenza dell’agroalimentare italiano.

Se alla produzione di massa, spesso oggetto di oggi anche all’interno degli esercizi commerciali, italiani

e stranieri, della GDO il consumatore si è orientato a scegliere tra un’infinita e variegata produzione di

qualità, locale e di stagione, a valutare i propri acquisti in base al luogo di produzione del singolo

alimento: non è un caso che l’alimentazione e la cucina abbiano assunto i valori di un’opera d’arte e al

mondo della cultura venga assimilata. In tal senso va allora inquadrata, a mio avviso, qualsiasi forma di

promozione e di valorizzazione delle produzioni agricole italiane, perseguibile anche con la filiera corta,

forse ancor più idonea se garantisce l’economicità della qualità. Di filiera corta si trovano diversi

riscontri e discreti risultati in varie Regioni e Comuni del nostro Paese. Questo nuovo strumento di

commercializzazione e di consumo, negli ultimi anni, si è andando diffondendo, sulla scia delle

dinamiche economiche e grazie all’intervento delle Istituzioni Locali, che hanno voluto difendere,

preservare e tutelare l’agricoltura, quasi in contrapposizione al recente fenomeno della globalizzazione,

che paradossalmente vede consumare in Italia alte percentuali di derrate estere.

Sono nate anche specifiche Associazioni, con il compito di promuovere e valorizzare le produzioni

italiane, il nostro gusto alimentare, la dieta mediterranea (oggi famosa in tutto il mondo), orientando i

consumatori. Non è un caso che oggi l’Italia può vantare di essere il primo paese in Europa per

produzioni certificate DOP DOC ed IGP, evidenziando come tutto questo sia anche sinonimo di

sicurezza alimentare, di cui oggi si torna tristemente a parlare, con l’insorgere in Messico del virus

che sta contagiando, prima i suini e poi gli uomini. Anche la Provincia di Enna vanta diverse

produzioni DOP, quali la pagnotta di Dittanino, la pesca di Leonforte, l’olio extra vergine d’oliva delle

Colline Ennesi, il formaggio piacentino ennese, promossi anche attraverso specifici Consorzi di tutela.

Si stanno, inotre, diffondendo nuove forme di acquisto collettivo i GAS, gruppi d’acquisto solidale, che

contribuiranno, scegliendo di acquistare direttamente dalle Aziende agricole, alla diffusione e lo

sviluppo della filiera corta. Sicuramente di difficile attuazione sarà la filiera corta per il settore dei

cereali che è oggetto di trasformazione in pane e pasta.
In Sicilia, sono stati finanziati, con un “bando pilota”, nel 2008, dall’Assessorato Regionale Agricoltura
e Foreste 42 mercati contadini, attraverso la manifestazione d’interesse da parte dei Comuni. Tre sono i
mercati del contadino che si realizzeranno in Provincia di Enna, di cui quello nel capoluogo che verrà
inaugurato il 2 maggio p.v.
Anche i Sindacati del comparto agricolo si sono impegnati a promuovere l’agricoltura italiana di qualità.

L’impegno dell’eurocoltivatori di Enna è quello di assistere le Aziende che sia singolarmente,

sia in forma associata, possano trovare interessante, ai fini della commercializzazione dei loro prodotti,

promuovendo, come Sindacato di Categoria, anche con il concorso delle altre sigle, accordi con gruppi

di acquisto per la commercializzazione diretta dei prodotti ortofrutticoli, olio, miele, vino, formaggi e

legumi, con l’intento di contribuire a far conoscere il meccanismo della filiera corta, raccogliendo il

maggior numero di adesioni da parte dei produttori di zona, realizzando e partecipando a varie iniziative,

come è stato il convegno regionale promosso dall’Ereia, al fine di garantire e tutelare una buona e

sicura agricoltura, come ad es. quella biologica, siciliana.

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redazione-vivienna