Enna, i riflessi locali della fondazione del PDL

Enna. Riceviamo dall’ex portavoce provinciale di Forza Italia (che non c’è più), avv.Gampiero Cortese, a questo punto simpatizzante del PDL, la seguente nota con le sue considerazioni dopo il congresso di Roma del PDL.
Cortese, a corredo e giustificazione della nota, fa presente che oramai nella provincia ennese il dibattito politico si fa solo sulla stampa o su internet.
Anche noi siamo convinti che, purtroppo anche per colpa di pseudo-giornalisti che non fanno altro che distribuire i loro bigliettini da visita per ricevere le varie note ufficiali, dimenticando (o forse senza capire che il mestiere del giornalista è quello di cercare e stare dentro la notizia), che buona parte di questa nuova classe politica (il riferimento è nei riguardi dei novellini, ma anche di coloro che hanno iniziato con la seconda repubblica, che sono sempre alla disperata ricerca del giornalista che lo metta in vetrina) sconosce il dibattito politico, basta assistere a sedute di vari Consigli comunali o provinciale.

“La formazione ufficiale del Popolo della Libertà ha aperto nuovi scenari nella politica italiana ed il dibattito, specie in questi giorni, non sembra occuparsi d’altro.
Tanti, ed io sono tra questi, hanno apprezzato la svolta, l’apertura alla discussione interna, il salto di qualità che il centro destra ha dimostrato, allorquando appare chiaro che, pur nella concordia dello stare assieme, oggi vi è spazio anche per una coscienza critica o per posizioni differenti all’interno del partito.
Naturalmente, tale coscienza è rappresentata al più alto livello dal Presidente della Camera Gianfranco Fini, che si è incaricato con naturalezza, anche in virtù del ruolo istituzionale che riveste, di incarnare la figura che faccia da contraltare al rischio che il PDL possa essere ritenuto una formazione politica dal pensiero unico.
Ciò è tanto più apprezzabile quando chi rappresenta l’alternativa nel dibattito interno lo faccia con spirito costruttivo e senza mai mettere in dubbio la propria appartenenza al PDL ed il rispetto per gli altri alleati di governo.
Ciò costituisce un salto in avanti, un segno di maturità che una classe politica, interamente inventata nel 1994 dal Berlusconi, oggi finalmente interiorizza e fa propri il principio della condivisione e del dibattito, leale e corretto.
La verità non è mai una sola, un argomento può e deve essere visto da mille prospettive, discusso anche animatamente e con passione, finché si giunga ad una sintesi comune, nella quale ciascuno si possa riconoscere e sentirsi rappresentato.
Credo, peraltro, che gli inviti ad una stagione costituente, quanto mai necessaria oggi, per aggiornare un sistema istituzionale indubbiamente non al passo coi tempi e con lo stesso sentire comune del cittadino elettore, sia stato male interpretato a sinistra: il dialogo è necessario, ma le scelte toccano a chi governa, tra l’altro con un certo margine tale da poter certamente rivendicare il ruolo di rappresentare la maggioranza degli italiani.
Del resto, la prontezza con la quale qualche leader di sinistra, come D’Alema, ha offerto subito una sponda al ragionamento di Fini in tema di riforme, mi risulta francamente sospetta ed inopportuna: non credo che tali uscite siano dettate da un sincero interesse per le riforme, bensì ritengono che siano indirizzate più che altro a tentare di inserire elementi di disturbo nel sincero ed onesto dibattito interno al PDL su alcuni temi di interesse generale.
Non penso neanche che quando Fini cerca il consenso condiviso sulle riforme lo faccia perché voglia creare problemi alla leadership di Berlusconi: non è così scorretto e nemmeno stupido da pensare questo; piuttosto, è la sinistra che ci prova a mettere in discussione la serenità del PDL.
Dalle nostre parti si dice sempre che quando il diavolo ti lusinga, vuole la tua anima: il nuovo PDL non credo che ci cascherà e, però, non posso fare a meno di evidenziare come l’atteggiamento della sinistra sia sempre lo stesso: alterigia, aria di sufficienza e disprezzo per chi rappresenta, in fondo, quasi il doppio del loro consenso.
Prima ha iniziato Franceschini, che con arroganza si preoccupa di fare le liste per le europee in casa altrui, gesto quanto mai scortese ed inopportuno; poi la mano tesa di D’Alema ed altri sulle riforme, molto sospetta per quanto prima detto; infine, questi ampi riconoscimenti, ancora e sempre a Fini, guarda caso, per aver saputo riconoscere i valori della democrazia e gli errori del passato di cui la destra italiana sarebbe responsabile, apprezzando l’iter revisionista che egli ha compiuto per traghettare la sua formazione politica originaria in un partito di centro destra moderno e liberale.
Questi apprezzamenti, per favore, li lascino agli osservatori neutrali, non vengano sempre a distribuire pagelle ed attribuire meriti e demeriti agli altri, perché noi attendiamo ancora che la classe dirigente della sinistra, come bene ha detto il Presidente Berlusconi, passata indenne dal PCI, PDS e DS, faccia reale ammenda dell’errore storico delle loro ideologie, della loro irrimediabile sconfitta e di come, almeno nell’ex blocco sovietico, l’unica cultura che il comunismo abbia alimentato è sta quella della conquista del potere e del mantenimento dello stesso, a costo di lasciare nella fame e nella disperazioni milioni e milioni di cittadini.
Anzi, basterebbe che facessero revisionismo anche di tangentopoli, per restare a temi più vicini a noi, dichiarando che fu una stagione drammatica, un colpo di stato mascherato, con il risultato che neanche in questo modo la conquista del governo del Paese, cui aspiravano, venne raggiunta.
Non è la destra solamente che deve abiurare le scelleratezze del suo passato, ma il cerchio si completerà quando anche la sinistra dichiarerà finita per sempre la stagione dell’insulto e dell’occupazione del potere.
E veniamo al nostro territorio: i riflessi locali della fondazione del PDL?
Ovviamente non ritengo di poter rispondere a questa domanda, non avendo ruolo o responsabilità tali da poter indicare un percorso.
Posso solo dire che stride dannatamente con lo spirito della Fiera di Roma la nostra rappresentanza locale del partito: il Presidente Berlusconi a snocciolare orgoglioso i risultati di dieci mesi di governo, mentre qui dalle nostre parti l’amministrazione provinciale che brilla per immobilismo ed incapacità di risolvere anche i problemi più piccoli, impegnata in estenuanti ed inutili trattative sul sottogoverno, senza verificare le reali capacità dei soggetti investiti di cariche ed incarichi, in qualche caso privi persino dei requisiti di legge, così taluno dice, per occupare i posti assegnati.
Dopodiché, il territorio e le strade provinciali languono nel più totale degrado, aggravato dagli ultimi pesanti eventi atmosferici, una parte della città e della sua economia turistica tagliata fuori dal crollo di una importante strada di accesso, proprio alla vigilia di eventi come la settimana santa, il problema rifiuti che c’è qualcuno che volutamente non vuole risolvere perché ci ha lucrato sopra politicamente ed ora che deve assumersi responsabilità di governo non sa che pesci prendere e tanto altro ancora che potremmo elencare da qui a Pasqua.
Non era questa la volta che la gente attendeva quando ha votato centro destra e fa meraviglia il proclama di qualcuno, che avendo vissuto una vita di consociativismo ed avendo anche attualmente rappresentanze di governo che potremmo definire al confine (o di congiunzione) fra destra e sinistra, dichiara sontuosamente che il PDL non potrà essere consociativo: guardare la pagliuzza sull’occhio altrui per dimenticare la trave che occupa il proprio non è esercizio corretto.
Eppure, nonostante il rilancio del dibattito interno quale elemento essenziale di crescita del partito, questo almeno sembra il segnale più importante che è stato lanciato da Roma, dalle nostre parti il dibattito interno latita, una parte consistente, scusatemi, la parte migliore in termini di idee e di contributi culturalmente qualificanti, del Partito viene lasciata volutamente fuori da ogni processo decisionale, salvo poi commettere errori su errori, nella presunzione dell’autosufficienza.
Spero che qualcuno comprenda che adesso c’è un partito che non sarà più gestito col pensiero unico e che le voci di dissenso, sebbene tali, dovranno necessariamente avere diritto di cittadinanza e di dibattito, altrimenti avremo un PDL vincente a Roma ed un altro locale pallida copia di quello e destinato a vivere stagioni effimere".
Avv. Gianpiero Cortese

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