Confindustria Enna: ‘Prendere coscienza della crisi’

Enna. "Occorre che tutti si rendano conto che la crisi economica non è argomento da giornali e TG. Solo prendendo piena coscienza si può tentare di trovare rimedi concreti per gestire al meglio i prossimi due anni" Così l’avvocato Nino Grippaldi, Presidente di Confindustria Enna, introduce la diffusione dei dati emersi da un indagine condotta a livello locale su alcuni indicatori: accesso al credito, ammortizzatori sociali, andamento del mercato primo trimestre2009.

L’indagine ha preso in esame il periodo novembre 2008 febbraio 2009 e raffrontato con i dodici mesi precedenti e con lo stesso periodo del 2008. I risultati diffusi evidenziano come ci sia un aumento di oltre il 40% del ricorso alla cassa integrazione con una previsione di 25 aziende e 900 lavoratori che dovranno ricorrere all’ammortizzatore sociale per i prossimi mesi e di oltre 150 lavoratori, che si aggiungeranno agli attuali in contratto di solidarietà. Nota positiva:al momento nessuna azienda prevede di avviare procedure di mobilità (licenziamenti collettivi).

Gildo Matera, direttore provinciale di Confindustria Enna: "L’indagine sul punto lavoro riguarda le sole aziende del settore industriale che sono poi quelle che possono utilizzare la cassa integrazione ordinaria, non sono ricomprese le aziende artigianali e commerciali associate per le quali lo INPS strumento non è applicabile". La cassa integrazione industria è uno strumento finanziato dalle imprese industriali per consentire ai lavoratori di avere un reddito anche nei periodi di mancanza di commesse. "L’indagine ha riguardato anche l’andamento del credito alle imprese e dei fatturati previsti – continua Matera – Sul fronte credito la preoccupazione è elevatissima. L’indagine in questo caso ha riguardato tutti i settori della nostra rappresentanza (industria, piccole imprese anche artigiane e commerciali). Forti i segnali di irrigidimento nell’erogazione di nuovo credito, ma ancor più preoccupante è l’aumento di aziende che si sono ritrovate nell’ultimo periodo con richieste di rientro o di rinegoziazione dei fidi. Sul fronte stimiamo che da luglio in poi il 38% delle aziende dovranno fare i conti con richieste di rientro e di revoca degli affidamenti, cosa che se è messa insieme ai ritardi con cui la clientela onora i propri debiti, specie la pubblica amministrazione, genererà un vortice di sofferenze da cui le imprese faranno fatica ad uscire".
Preoccupazione elevata anche per il costo del denaro "Le Imprese che non sono assistite da consorzi fidi che invece operano in regime di tassi convenzionati, hanno visto crescere i tassi di un punto percentuale mediamente, e non si può ragionevolmente prevedere altro che una ulteriore crescita. Il sistema bancario infatti nei prossimi mesi si troverà davanti all’emissione di obbligazioni che per essere ben collocate dovranno avere rendimenti minimi accettabili, allo stesso tempo la sottoscrizione da parte delle banche dei Tremonti bond (al 7,5-8% di rendimento) sarà un altro costo che il sistema dovrà sostenere, ribaltandolo appunto sui tassi applicati alla clientela"

Conclude Nino Grippaldi: "Cosa fare. Questa le domande a cui dobbiamo dare risposta. E la risposta non può che essere corale, quindi è fondamentale che tutti si prenda piena cognizione della realtà. Oggettivamente bisogna attendere che dagli USA, dove la crisi è stata generata, si trovino soluzioni. Solo dal quel momento in poi si potranno avere effetti alle misure che i governi devono prendere. Sul piano locale è importante che il credito sia ben sostenuto attraverso il rafforzamento dei consorzi fidi, ed in questo senso di grande portata provinciale è la fusione che il nostro Consorzio ha fatto con Fidimpresa Sicilia, il più grande consorzio fidi del mezzogiorno con oltre 200 milioni di affidamenti garantiti, cosa che può garantire potere commerciale e solidità che si riverbera positivamente sulle imprese consorziate. Ma occorre anche che siano prese misure di sistema – Proporremo infatti una sospensione dell’applicazione di Basilea2 (ndr l’accordo interbancario europeo che ha previsto requisiti patrimoniali stringenti per banche ed imprese) perchè le banche per prime fanno fatica a mantenerne i requisiti. Se si vuole che il sistema bancario continui a fare credito occorre fermare il sistema delle regole previgenti e trovarne di nuove transitorie. Non chiediamo credito facile per tutti ma credito buono alle buone aziende. Occorre infine che si raggiunga con le banche un accordo che preveda una operazione collettiva, previa verifica di ogni singola posizione, di spostamento avanti nel tempo degli impegni di rientro e di consolidamento delle passività"
" In generale occorre che in questo momento non si perda l’occasione di riformare tutti gli aspetti della vita economica che oggi rappresentano un costo, tutto ciò che ha rappresentato un freno all’irrobustimento delle nostre imprese. Ci riferiamo alla Pubblica amministrazione, alla sua parte inefficiente o a quella che ritiene che l’esercizio del pubblico servizio debba essere sempre inteso come un privilegio da riservare agli amici, o a quella parte che ne fa strumento di ricatto e di illegalità. Oggi siamo davanti ad una svolta che esige, a cominciare da noi stessi, una piena consapevolezza dei doveri di ognuno prima di ogni diritto".

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redazione-vivienna