Extra omnes

Alle ore 16.30 di oggi, secondo quanto stabilito dalla Congregazione
Generale dei Cardinali, ha luogo l’ingresso in Conclave e il Giuramento per l’elezione del nuovo Romano Pontefice, come previsto dall’Ordo Rituum Conclavis.
Dall’Aula della Benedizione, preceduti dalla Croce e seguiti dal Libro dei Vangeli, al canto delle Litanie dei Santi, i 115 Cardinali Elettori si dirigono processionalmente alla Cappella Sistina dove, dopo il canto del Veni Creator, pronunziano il Giuramento prescritto.

Quindi il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie intima l’ “Extra omnes” e coloro che non partecipano al Conclave lasciano la Cappella Sistina. Restano solamente il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche e il Cardinale Tomáš Špidlík, per la meditazione, terminata la quale anch’essi lasciano la Sistina.

Ha inizio così il Conclave.

Elenco degli em.mi Cardinali che entrano in Conclave
Secondo il loro rispettivo ordine di precedenza
(Vescovi, Presbiteri, Diaconi)

ORDINE DEI VESCOVI
RATZINGER Card. Joseph
SODANO Card. Angelo
LÓPEZ TRUJILLO Card. Alfonso
RE Card. Giovanni Battista
Cardinali Patriarchi di Rito Orientale
DAOUD Card. Ignace Moussa I

ORDINE DEI PRESBITERI
BAUM Card. William Wakefield
CÉ Card. Marco
MACHARSKI Card. Franciszek
KITBUNCHU Card. Michael Michai
DANNEELS Card. Godfried
WILLIAMS Card. Thomas Stafford
MARTINI Card. Carlo Maria, S.I.
LUSTIGER Card. Jean-Marie
GLEMP Card. Józef
MEISNER Card. Joachim
ARINZE Card. Francis
OBANDO BRAVO Card. Miguel, S.D.B.
VIDAL Card. Ricardo J.
POUPARD Card. Paul
WETTER Card. Friedrich
SIMONIS Card. Adrianus Johannes
LAW Card. Bernard Francis
BIFFI Card. Giacomo
MARTÍNEZ SOMALO Card. Eduardo
FALCÃO FREIRE Card. José
GIORDANO Card. Michele
SZOKA Card. Edmund Casimir
PASKAI Card. László, O.F.M.
TUMI Card. Christian Wiyghan
ETSOU-NZABI-BAMUNGWABI Card. Frédéric, C.I.C.M.
LÓPEZ RODRÍGUEZ Card. Nicolás de Jesús
MAHONY Card. Roger Michael
RUINI Card. Camillo
SCHWERY Card. Henri
STERZINSKY Card. Georg Maximilian
VLK Card. Miloslav
SHIRAYANAGI Card. Peter Seiichi
DARMAATMADJA Card. Julius Riyadi, S.I.
ORTEGA Y ALAMINO Card. Jaime Lucas
WAMALA Card. Emmanuel
KEELER Card. William Henry
TURCOTTE Card. Jean-Claude
CARLES GORDÓ Card. Ricardo María
MAIDA Card. Adam Joseph
PULJI‚ Card. Vinko
RAZAFINDRATANDRA Card. Armand Gaétan
SANDOVAL ÍÑIGUEZ Card. Juan
DE GIORGI Card. Salvatore
ROUCO VARELA Card. Antonio María
AMBROZIC Card. Aloysius Matthew
TETTAMANZI Card. Dionigi
PENGO Card. Polycarp
SCHÖNBORN Card. Christoph, O.P.
RIVERA CARRERA Card. Norberto
GEORGE Card. Francis Eugene, O.M.I.
JAWORSKI Card. Marian
PUJATS Card. J~nis
DIAS Card. Ivan
AGNELO Card. Geraldo Majella
RUBIANO SÁENZ Card. Pedro
McCARRICK Card. Theodore Edgar
CONNELL Card. Desmond
BA„KIS Card. Audrys Juozas
ERRÁZURIZ OSSA Card. Francisco Javier
TERRAZAS SANDOVAL Card. Julio, C.SS.R.
NAPIER Card. Wilfrid Fox, O.F.M.
RODRÍGUEZ MARADIAGA Card. Oscar Andrés, S.D.B.
AGRÉ Card. Bernard
CIPRIANI THORNE Card. Juan Luis
ÁLVAREZ MARTÍNEZ Card. Francisco
HUMMES Card. Cláudio, O.F.M.
VITHAYATHIL Card. Varkey, C.SS.R.
BERGOGLIO Card. Jorge Maria, S.I.
da CRUZ POLICARPO Card. José
POLETTO Card. Severino
MURPHY-O’CONNOR Card. Cormac
EGAN Card. Edward Michael
HUSAR Card. Lubomyr
LEHMANN Card. Karl
SCOLA Card. Angelo
OKOGIE Card. Anthony Olubunmi
PANAFIEU Card. Bernard
ZUBEIR WAKO Card. Gabriel
AMIGO VALLEJO Card. Carlos, O.F.M.
RIGALI Card. Justin Francis
O’BRIEN Card. Keith Michael Patrick
SCHEID Card. Eusébio Oscar, S.C.I.
ANTONELLI Card. Ennio
BERTONE Card. Tarcisio, S.D.B.
TURKSON Card. Peter Kodwo Appiah
TOPPO Card. Telesphore Placidus
PELL Card. George
BOZANI‚ Card. Josip
PHAM MINH MÂN Card. Jean-Baptiste
QUEZADA TORUÑO Card. Rodolfo
BARBARIN Card. Philippe
ERDÄ Card. Péter
OUELLET Card. Marc, P.S.S.

ORDINE DEI DIACONI
MEDINA ESTÉVEZ Card. Jorge Arturo
CASTRILLÓN HOYOS Card. Darío
STAFFORD Card. James Francis
CACCIAVILLAN Card. Agostino
SEBASTIANI Card. Sergio
GROCHOLEWSKI Card. Zenon
SARAIVA MARTINS Card. José, C.M.F.
SEPE Card. Crescenzio
POMPEDDA Card. Mario Francesco
KASPER Card. Walter
TAURAN Card. Jean-Louis
MARTINO Card. Renato Raffaele
MARCHISANO Card. Francesco
HERRANZ Card. Julián
LOZANO BARRAGÁN Card. Javier
HAMAO Card. Stephen Fumio
NICORA Card. Attilio

SANTA MESSA “PRO ELIGENDO ROMANO PONTIFICE”
Alle 10 di questa mattina, nella Patriarcale Basilica Vaticana, ha luogo la Santa Messa “pro eligendo Romano Pontifice”.
La Messa è concelebrata dai Cardinali elettori e presieduta dal Decano del Collegio Cardinalizio, Em.mo Card. Joseph Ratzinger.

Omelia dell’Em.mo Card. Joseph Ratzinger:
In quest’ora di grande responsabilità, ascoltiamo con particolare attenzione quanto il Signore ci dice con le sue stesse parole. Dalle tre letture vorrei scegliere solo qualche passo, che ci riguarda direttamente in un momento come questo.
La prima lettura offre un ritratto profetico della figura del Messia – un ritratto che riceve tutto il suo significato dal momento in cui Gesù legge questo testo nella sinagoga di Nazareth, quando dice: “Oggi si è adempiuta questa scrittura” (Lc 4, 21). Al centro del testo profetico troviamo una parola che – almeno a prima vista – appare contraddittoria. Il Messia, parlando di sé, dice di essere mandato “a promulgare l’anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio.” (Is 61, 2). Ascoltiamo, con gioia, l’annuncio dell’anno di misericordia: la misericordia divina pone un limite al male – ci ha detto il Santo Padre. Gesù Cristo è la misericordia divina in persona: incontrare Cristo significa incontrare la misericordia di Dio. Il mandato di Cristo è divenuto mandato nostro attraverso l’unzione sacerdotale; siamo chiamati a promulgare – non solo a parole ma con la vita, e con i segni efficaci dei sacramenti, “l’anno di misericordia del Signore”. Ma cosa vuol dire Isaia quando annuncia il “giorno della vendetta per il nostro Dio”? Gesù, a Nazareth, nella sua lettura del testo profetico, non ha pronunciato queste parole – ha concluso annunciando l’anno della misericordia. É stato forse questo il motivo dello scandalo realizzatosi dopo la sua predica? Non lo sappiamo. In ogni caso il Signore ha offerto il suo commento autentico a queste parole con la morte di croce. “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce…”, dice San Pietro (1 Pt 2, 24). E San Paolo scrive ai Galati: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede” (Gal 3, 13s).
La misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente.
Il giorno della vendetta e l’anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa è la vendetta di Dio: egli stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi.
Quanto più siamo toccati dalla misericordia del Signore, tanto più entriamo in solidarietà con la sua sofferenza – diveniamo disponibili a completare nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24).
Passiamo alla seconda lettura, alla lettera agli Efesini. Qui si tratta in sostanza di tre cose: in primo luogo, dei ministeri e dei carismi nella Chiesa, come doni del Signore risorto ed asceso al cielo; quindi, della maturazione della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, come condizione e contenuto dell’unità nel corpo di Cristo; ed, infine, della comune partecipazione alla crescita del corpo di Cristo, cioè della trasformazione del mondo nella comunione col Signore.
Soffermiamoci solo su due punti. Il primo è il cammino verso “la maturità di Cristo”; così dice, un po’ semplificando, il testo italiano. Più precisamente dovremmo, secondo il testo greco, parlare della “misura della pienezza di Cristo”, cui siamo chiamati ad arrivare per essere realmente adulti nella fede. Non dovremmo rimanere fanciulli nella fede, in stato di minorità. E in che cosa consiste l’essere fanciulli nella fede? Risponde San Paolo: significa essere “sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (Ef 4, 14). Una descrizione molto attuale!
Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.
Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità.
Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede – solo la fede – che crea unità e si realizza nella carità. San Paolo ci offre a questo proposito – in contrasto con le continue peripezie di coloro che sono come fanciulli sballottati dalle onde – una bella parola: fare la verità nella carità, come formula fondamentale dell’esistenza cristiana. In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna” (1 Cor 13, 1).
Veniamo ora al Vangelo, dalla cui ricchezza vorrei estrarre solo due piccole osservazioni.
Il Signore ci rivolge queste meravigliose parole: “Non vi chiamo più servi… ma vi ho chiamato amici” (Gv 15, 15). Tante volte sentiamo di essere – come è vero – soltanto servi inutili (cf Lc 17,
10). E, ciò nonostante, il Signore ci chiama amici, ci fa suoi amici, ci dona la sua amicizia. Il Signore definisce l’amicizia in un duplice modo. Non ci sono segreti tra amici: Cristo ci dice tutto quanto ascolta dal Padre; ci dona la sua piena fiducia e, con la fiducia, anche la conoscenza.
Ci rivela il suo volto, il suo cuore. Ci mostra la sua tenerezza per noi, il suo amore appassionato che va fino alla follia della croce. Si affida a noi, ci dà il potere di parlare con il suo io: “questo è il mio corpo…”, “io ti assolvo…”. Affida il suo corpo, la Chiesa, a noi. Affida alle nostre deboli menti, alle nostre deboli mani la sua verità – il mistero del Dio Padre, Figlio e Spirito Santo; il mistero del Dio che “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16). Ci ha reso suoi amici – e noi come rispondiamo?
Il secondo elemento, con cui Gesù definisce l’amicizia, è la comunione delle volontà. “Idem velle – idem nolle”, era anche per i Romani la definizione di amicizia. “Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando” (Gv 15, 14). L’amicizia con Cristo coincide con quanto esprime la terza domanda del Padre nostro: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. Nell’ora del Getsemani Gesù ha trasformato la nostra volontà umana ribelle in volontà conforme ed unita alla volontà divina. Ha sofferto tutto il dramma della nostra autonomia – e proprio portando la nostra volontà nelle mani di Dio, ci dona la vera libertà: “Non come voglio io, ma come vuoi tu”
(Mt 21, 39). In questa comunione delle volontà si realizza la nostra redenzione: essere amici di Gesù, diventare amici di Dio. Quanto più amiamo Gesù, quanto più lo conosciamo, tanto più cresce la nostra vera libertà, cresce la gioia di essere redenti. Grazie Gesù, per la tua amicizia!
L’altro elemento del Vangelo – cui volevo accennare – è il discorso di Gesù sul portare frutto: “Vi ho costituito perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16).
Appare qui il dinamismo dell’esistenza del cristiano, dell’apostolo: vi ho costituito perché andiate… Dobbiamo essere animati da una santa inquietudine: l’inquietudine di portare a tutti il dono della fede, dell’amicizia con Cristo. In verità, l’amore, l’amicizia di Dio ci è stata data perché arrivi anche agli altri. Abbiamo ricevuto la fede per donarla ad altri – siamo sacerdoti per servire altri. E dobbiamo portare un frutto che rimanga. Tutti gli uomini vogliono lasciare una traccia che rimanga. Ma che cosa rimane? Il denaro no. Anche gli edifici non rimangono; i libri nemmeno. Dopo un certo tempo, più o meno lungo, tutte queste cose scompaiono. L’unica cosa, che rimane in eterno, è l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità. Il frutto che rimane è perciò quanto abbiamo seminato nelle anime umane – l’amore, la conoscenza; il gesto capace di toccare il cuore; la parola che apre l’anima alla gioia del Signore. Allora andiamo e preghiamo il Signore, perché ci aiuti a portare frutto, un frutto che rimane. Solo così la terra viene cambiata da valle di lacrime in giardino di Dio.
Ritorniamo infine, ancora una volta, alla lettera agli Efesini. La lettera dice – con le parole del Salmo 68 – che Cristo, ascendendo in cielo, “ha distribuito doni agli uomini” (Ef 4, 8). Il vincitore distribuisce doni. E questi doni sono apostoli, profeti, evangelisti, pastori e maestri. Il nostro ministero è un dono di Cristo agli uomini, per costruire il suo corpo – il mondo nuovo.
Viviamo il nostro ministero così, come dono di Cristo agli uomini! Ma in questa ora, soprattutto, preghiamo con insistenza il Signore, perché dopo il grande dono di Papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un pastore secondo il suo cuore, un pastore che ci guidi alla conoscenza di Cristo, al suo amore, alla vera gioia. Amen.