Elezioni amministrative provinciali: solo pura questione di potere?

Dall’Associazione culturale “Le Due Città”, tramite il suo Presidente il Dr. Silvano Pintus e il Direttore della relativa Scuola di formazione sociale e politica, il Rag. Rocco Marazzotta, una riflessione a proposito dell’andamento della campagna elettorale per l’elezione del nuovo Consiglio provinciale e del suo Presidente. “Non possiamo non dire la nostra relativamente all’andamento della campagna elettorale in corso contraddistinta questa volta anche da polemiche dai toni sempre più accesi di questi giorni – tiene a precisare Silvano Pintus – infatti, spiace dover notare segni di degrado che depauperano la vera democrazia e non promettono nulla di ciò che i cittadini legittimamente si aspettano quale “bene comune” che elevi il tono della convivenza civile. Fatti che finiscono, al contrario, col fomentare il discredito e la sfiducia verso persone e istituzioni locali. Forse si vuole proprio che i cittadini si facciano i fatti loro e si lascino estorcere passivamente il consenso attraverso il voto? Dov’è il dibattito sui programmi, unica vera discriminante tra le parti politiche in competizione? Attraverso quali priorità e con quali confronti con la società civile essi sono stati formulati? Ne abbiamo solo preso atto, senza potervi contribuire, attraverso i siti internet e qualche volantinaggio poco convinto. Ma stiamo tranquilli: alla fine la telenovela della politica attuale, dopo averci contagiati, coinvolti, forse entusiasmati (sic!) e fatti schierare inopinatamente contro quelli che appaiono i cattivi di turno, allenterà la “presa” sugli “spettatori-elettori” e tutti ritorneremo per le nostre strade a sognare, illuderci o ben sperare per la prossima volta. Sembra infatti che tutto proceda secondo le esigenze di uno show televisivo il cui unico scopo è spesso catturare l’attenzione e la fedeltà del telespettatore a tutti i costi per vantare audience sempre più alte : è la politica dell’immagine seducente che prevale sul rispetto dovuto alla intelligenza della gente e sulla possibilità di un confronto anche vivace ma onesto e civile sui programmi politici. Non ci scandalizza invero la passione politica con le sue ragioni ma la irragionevolezza del modo di fare politica; modo che sembra amare la categoria del “nemico” piuttosto che quella dell’”avversario politico” per avere decisamente e inequivocabilmente e “legittimamente” qualcuno da isolare, possibilmente da distruggere, in ogni caso qualcuno con cui è bene non confrontarsi, nel mentre dall’altra ci si premura solo di rabbonire la gente chè tutto procede bene. Volutamente si distoglie l’attenzione da fatti più centrali e pertinenti del pensare e agire politico per consumare occasioni di crescita civile in inutili se non dannosi scontri e attacchi personali. Quasi da giungla! Non è questo ciò che vorremmo! Stiano attenti! Quando una parola pronunciata in pubblico – dunque di fronte a testimoni – non viene più creduta, quando un impegno messo per iscritto in un programma – dunque un obbligo formale e documentato – viene interpretato come una vaga promessa, allora significa che chi ha parlato e scritto non viene più preso sul serio, non gli viene riconosciuta la dignità inerente al suo compito. Molto più considerato è invece chi ha un potere, e con le proprie decisioni può cambiare la nostra vita: non lo si rispetta, ma lo si teme; è venuta meno l’autorità, è rimasto solo il potere. Ma è proprio così che agli occhi dell’opinione pubblica la politica ha perso di autorevolezza. Questo è avvenuto e avviene, è diventato un costume anche a livello nazionale dove turbinanti dichiarazioni, smentite, prese di posizione puntualmente riviste e il formarsi e disgregarsi di nuovi raggruppamenti, nell’indifferenza di troppi cittadini, sembrano aver fatto smarrire ai nostri politici il senso della loro opera e perfino il rispetto per gli incarichi istituzionali che per mandato elettorale rivestono. Qui ce n’è per la gran parte di coloro che calcano la scena politica, di qualsiasi schieramento, salve rare eccezioni. Allora “il potere”, per servire amando la propria gente o al contrario per alimentare altri fini? Il potere discende dall’autorità ricevuta e riconosciuta, ma l’esercizio di questa autorità, dunque il potere, sembra invece oggi essere proprio il contrario del suo significato; dovrebbe significare custodire una memoria storica, un disegno secondo la vera vocazione del territorio, conservare i principi e i valori fondanti la vita della comunità o di un gruppo e, proprio per questo, mantenerne chiaro il fine e l’orientamento. L’autorità inoltre rappresenta, paradigmaticamente, l’origine, la fonte dalla quale viene la vita personale e collettiva: un genitore conserva l’autorità anche quando non ha più potere sui figli perché ha cercato di essere fedele al proprio compito rimanendo autorevole.Autorità e autorevolezza devono sempre andare a braccetto, altrimenti non può esserci riconoscibilità della stessa da parte della comunità C’è dunque da avere presente e garantire un necessario imprescindibile rapporto di reciprocità che tiene in piedi una comunità di persone. La reciprocità ne alimenta il senso di appartenenza, di identità e di fini condivisi da raggiungere.La reciprocità presuppone non solo la conoscenza, ma il dialogo, la condivisione, la comune passione, il rispetto reciproco e, in politica, la possibilità concreta di convivere pacificamente con “l’altro”, il diverso da me, dalle mie convinzioni, non solo nonostante la diversità delle sue scelte, anzi grazie proprio all’originalità della sua diversità che sola mi può, in modo complementare, arricchire in umanità e in competenze. La ricerca del bene comune al di sopra di ogni altra opzione, senza l’assunzione della categoria dell’”altro”, senza la reciprocità, diventa pressoché irraggiungibile, insperabile. La reciprocità scansa le faziosità, l’animosità, l’odio e si radica nel riconoscere all’altro tutto ciò che vorrei fosse riconosciuto a me, nel valorizzare il positivo di cui è portatore. La reciprocità ha senso solo se fondata sul principio della fratellanza universale. Allora sì che il potere diventa servizio; diventa ciò che deve essere: strumento per realizzare giorno per giorno, per rendere esplicito nella vita dei cittadini, ciò che l’autorità costituisce da sempre e sotto la forma dei principi. Se questa autorità viene accantonata, allora il potere si riduce a mere procedure vuote di contenuto, diviene cioè insignificante; oppure introduce – per leggerezza o per interessi privati – contenuti che contraddicono i valori. E’ così che, la comunità politica comunale, provinciale, regionale, nazionale, perfino internazionale, nata per affermare l’uguaglianza, la libertà, la difesa della vita, rischia di decidere quotidianamente contro l’uguaglianza, la libertà, la vita. Facciamo allora sì che cessino realmente i toni della polemica, che si recuperino valori di etica civile per il tempo che rimane fino alla proclamazione dei risultati elettorali ed anche oltre nel sereno e responsabile amministrare. Questo è il nostro auspicio ed augurio a tutti i candidati”.

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redazione-vivienna