Rinvenute armi e munizioni di proprietà della famiglia di Cosa Nostra di Enna, nel corso di attività investigativa da parte degli agenti della squadra Mobile, coordinati dal dirigente Tito Cicero, utilizzati e da utilizzare per azioni delittuose da consumare ad Enna ed in provincia. In seguito all’operazione antimafia “Parafulmine”, il cui processo è in atto presso il tribunale ennese, effettuata dalla squadra Mobile l’8 maggio del 2001, e dell’operazione “Ippogrifo”, effettuata dalla squadra Mobile in collaborazione con il comando provinciale dei carabinieri, avvenuta il 18 aprile di quest’anno,gli agenti della Mobile hanno proseguito a tutto campo la loro attività investigativa per cercare di identificare gli interessi economici degli affiliati della famiglia di Cosa Nostra di Enna e provincia, ma anche di individuare , con le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, i depositi di armi che sono serviti agli affiliati per commettere le loro azioni delittuose. Gli agenti hanno effettuato una serie di perquisizioni, in alcune località vicino contrada Baronessa e contrada Zagara, rinvenendo un revolver calibro 38 con matricola abrasa, che probabilmente è stato utilizzato da Angelo Di Dio per dare il colpo di grazia all’agricoltore Antonio Timpanaro, collaboratore del capo mafia Gaetano Leonardo, dopo che il cognato , Filippo Speciale, gli aveva sparato due colpi di fucile; alcuni pezzi di armi da sparo che potevano essere utilizzati per modificare delle armi giocattolo; circa mille proiettili ed in particolare diverse cartucce calibro 12, utilizzati per alcuni attentati di stampo mafioso. Infatti l’operazione “Ippogrifo” del 18 aprile di quest’anno, come ha tenuto a sottolineare il dirigente della Mobile, Tito Cicero, era tesa al rinvenimento delle armi, ma anche alla individuazione di altri componenti della famiglia di “Cosa Nostra”, grazie anche alla rivelazione del collaborante di giustizia Angelo Franmcesco Leonardo, figlio di Gaetano, ma soprattutto dalle intercettazioni ambientali che la squadra Mobile aveva effettuato, subito dopo l’operazione Ippogrifo presso le case circondariali dove erano stati ristretti coloro i quali erano stati arrestati. “Nell’ambito della suddetta attività tecnico-investigativa sono stati acquisiti elementi probatori di responsabilità penale – ha dichiarato Tito Cicero – in ordine ai reati di associazione mafiosa, estorsione e tentato omicidio, assolutamente incontrovertibili, a carico di Angelo Di Dio e del cognato Filippo Speziale”. Probabilmente dopo queste intercettazioni ambientale i due si sono decisi a collaborare con il Sostituto Procuratore della DDA di Caltanissetta, Roberto Condorelli. Il rinvenimento delle armi che sono state utilizzate negli omicidi di Antonio Timpanaro e Francesco Romeo, e del tentato omicidio di Salvatore Privitelli, eseguiti da Angelo Di Dio e da Filippo Speziale, sono il primo passo per la conoscenza di altri delitti di mafia, che hanno riguardato la provincia di Enna negli ultimi quattro anni.