Molta attesa per le udienze del 17-18 dicembre del processo “Parafulmine”, operazione antimafia della squadra Mobile dell’8 gennaio 2001, visto che in quelle udienze, in videconferenza, si dovrà ascoltare il collaboratore di giustizia, Angelo Di Dio, figlio di Liborio, cognato di Filippo Speziale, anche lui collaboratore di giustizia e che già nella seconda udienza, sempre in videoconferenza , aveva fatto luce su alcuni omicidi e tentati omicidi di mafia, avvenuti nell’ultimo periodo in provincia di Enna. Nell’udienza di venerdì scorso non ci sono stati fatti nuovi perché gli agenti della Mobile, che sono stati interrogati sia dal presidente Pasqualino Bruno che dagli avvocati difensori degli otto imputati del processo hanno confermato quanto dichiarato in precedenza, mentre Rossella Martinez, l’esperta nelle trascrizioni, ha chiesto un aiuto per lo sbobinamento delle dichiarazioni dei due collaboratori di giustizia, Filippo Speziale ed Angelo Di Dio, fatte al PM Roberto Condorelli, ed il presidente ha nominato Antonio Oliveri come collaboratore. I due hanno a disposizione per consegnare la copia delle bonine agli avvocati difensori e la trascrizione delle dichiarazioni fatte dai due pentiti. Gli otto imputati sono i tre componenti la famiglia Di Dio, Liborio di 51 anni di Barrafranca, cognato di Gaetano Leonardo “U’ Liuni”, ritenuto il capo della famiglia di Cosa Nostra del capoluogo, i figli Angelo di 26 anni e Giancarlo Antonio di 28 anni, Michele Cammarata di Capizzi; Giuseppe Saitta di 32 anni di Barrafranca; tre imputati sono, invece, a piede libero, tra questi il figlio più piccolo di Gaetano Leonardo, Giancarlo, Carmelo La Delia di Enna ed Angelo Salatino di Assoro. Ovviamente si aspettano le dichiarazioni di Angelo Di Dio, che per due volte ha rifiutato di partecipare alle udienze del processo, ma il prossimo 17 dicembre sarà lui il protagonista , sarà lui che dovrà confermare la diretta partecipazione agli omicidi di Antonio Timpanaro, il custode delle armi della mafia ed il cassiere delle estorsioni, ucciso nella sua azienda agricola di Pergusa; di Salvatore Romeo, l’amico più fedele di Gaetano Leonardo, ucciso dallo stesso Angelo Di Dio, nei pressi di Ramursura, vicino alla diga Olivo, e dei tentati omicidi di Angelo Leonardo, figlio di Gaetano, ad Enna bassa, e di Giuseppe Privitelli camionista, nei pressi di Pancallo, tra Nicosia e Cerami.