Processo Parafulmine

Due omicidi compiuti, due andati a vuoto per effettuare una scalata nel mondo della famiglia di Cosa Nostra, per ottenere più soldi nelle storsioni, per cercare di vivere meglio. Due omicidi raccontati, senza emozione, come fossero storie di ordinaria amministrazione malavitosa,ma compiuti con fredda determinazione perché c’erano da eliminare dei personaggi che savano fastidio. Filippo Speziale, 31 anni di Pietraperzia, collaboratore di giustizia, ieri mattina , nella seconda udienza del processo “Parafulmine”, che vede imputati sette presunti mafiosi, ha raccontato in video conferenza come furono eliminati Antonio Timpanaro e Salvatore Romeo, e come lui assieme al cognato, Angelo Di Dio, avevano tentato di uccidere Angelo Leonardo, figlio del capomafia ennese Gaetano, e Privitelli. Ad apertura di seduta, in video conferenza, Angelo Di Dio, l’altro pentito di mafia, ha dichiarato, in videoconferenza, di rinunziare al collegamento, mentre in attesa c’era il padre di Angelo, Liborio di 51 anni, che si trova ristretto nel carcere di Cuneo. Il racconto di Filippo Speziale, chiaro, preciso, puntuale nelle circostanze, ha permesso di fare luce sull’omicidio di Antonio Timpanaro, ucciso con due colpi di fucile, sparati da Filippo Speziale, da distanza ravvicinata, e poi Angelo Di Dio gli ha sparato un colpo di pistola in testa. “Sono stati io personalemte ad uccidere Timpanaro – ha dichiarato Filippo Speziale – eliminarlo significava fare la strada giusta per fare soldi; lo abbiamo deciso io e mio cognato, ma lo sapeva anche Liborio Di Dio. Timpanaro andava eliminato perché era il braccio destro di Gaetano Leonardo, era quello che riceveva i soldi delle estorsioni, che veniva effettuati a chi stava costruendo l’ospedale, una scuola, il lavoro sulle pendici della Monte-Cantina oppure agli imprenditori privati. I soldi che arrivavano a Liborio Di Dio erano pochi ( un milione al mese), volevamo di più, o metà ciascuno o niente. Così si ruppero i rapporti con Gaetano Leonardo, nonostante parenti”. Poi racconta con quale attenzione seguivano Antonio Timpanaro, sino a trovare l’opportunità per ucciderlo, mentre il tentato omicidio di Angelo Leonardo è stato difficile perché il figlio di Gaetano era prudente, e fu compiuto, improvvisamente, dallo stesso Speziale. A questo punto esplode la madre di Speziale, piangendo e gridando: Vergognati figlio, ti dovresti mettere una maschera, non ti mancava niente, perché l’hai fatto ? “, poi veniva fatta uscire. Speziale chiarisce anche l’appartenenza dei Leonardo e dei Di Dio alla famiglia di Cosa Nostra ed avevano rapporti con le famiglie di Barrafranca. Poi continua il suo racconto dell’omicidio di Romeo, avvenuto vicino a Ramursura con cinque colpi di pistola, sparati da Angelo Di Dio ed il tentato omicidio di Privitelli, in località Pancallo, tra Nicosia e Cerami; tentato omicidio avvenuto dopo la “pax tra le famiglie Leonardo e Di Dio, avvenuta dopo una partita di calcio dell’Enna, dove giocava Angelo, con la nomina di vice comandante della famiglia Liborio Di Dio. A Gaetano leonardo perché era stato fatto capire che a tentare di uccidere Angelo Leonardo, era stato Privitelli. Non c’erano problemi di armi perché, secondo Speziale, fucili, pistole e munizioni venivano acquistati da Giancarlo Di Dio presso un albanese che risiedeva a Piazza Armerina. Ora ci sarà da ascoltare le dichiarazioni di Angelo Di Dio, che ovviamente dovranno coincidere con quanto dichiarato da Speziale. Rossella Martinez è stata incaricata dal tribunale (presidente Pasqualino Bruno, Celesti e Pastcot giudici a letere) a trascrivere le dichiarazioni dei due pentiti.

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redazione-vivienna