Due nuovi pentiti nella famiglia di Cosa Nostra

Ancora un terremoto all’interno della famiglia di Cosa Nostra del capoluogo ennese , visto che ad Angelo Francesco Ledonardo, si sono aggiunti altri due collaboratori di giustizia di primo piano, Angelo Di Dio, giovane figlio di Liborio, cognato di Gaetano Leonardo, Tano U’ Liuni, riconosciuto capo della famiglia di Cosa Nostra, arrestato assieme al padre ed al fratello nel corso dell’operazione “Parafulmine”, e Filippo Speziale di Pietraperzia, arrestato assieme ad altre quattro personale nel corso dell’operazione antimafia “Ippogrifo”, avvenuta lo scorso 19 aprile ad Enna, Pietraperzia, Agira e Catenanuova. La notizia è stata data ieri mattina all’apertura del processo con rito ordinario ,che vede imputati le sette persone rimaste delle ventitré arrestate nel corso dell’operazione “Parafulmine”. All’apertura del processo, intanto, sia il presidente Giovanni Miccichè, che il magistrato Marcella Celesti hanno dichiarato di essere incompatibili in quanto i due magistrati avevano partecipato al collegio, che ha applicato misure di prevenzione ad alcuni imputati del processo. Dunque necessario il rinvio, previsto per il 18 ottobre, con un nuovo collegio giudicante. Ma la notizia più importante è venuta dal Pubblico Ministero, Roberto Condorelli, Sostituto Procuratore della Dda di Caltanissetta, il quale ha fatto inserire come testi dell’accusa sia Angelo Di Dio che Alessandro Speziale , depositando i verbali degli interrogatori dei due imputati. Questo fa presupporre che i due imputati sono diventati collaboratori di giustizia. La loro collaborazione, iniziata qualche mese fa, pare che abbia già consentito la scoperta di un consistente deposito di armi, tra le quali si troverebbero le pistole ed i fucili, che sono stati utilizzate per l’uccisione dell’agricoltore , presunto mafioso, Antonino Timpanaro ,avvenuto in contrada Saverino di Pergusa, il 9 febbraio del 2000, autori due giovani killer arrivati a bordo di una vespa, travisati da caschi; dell’autista ed amico di Gaetano Leonardo, Francesco Romeo di 53 anni, avvenuto il 26 giugno del 2000 in una strada interpoderale di contrada Ramursura, nei pressi della diga Olivo. dell’impresa IRA; i due tentati omicidi nei confronti di Salvatore Privitelli, figlio del vecchio boss Gaetano, sulla strada Nicosia-Cerami ed il tentato omicidio nei confronti di Angelo Leonardo, mentre lo stesso si trovava all’interno dell’officina di un gommista. Proprio questo tentato omicidio stava scatenando una guerra tra le famiglie Leonardo e Di Dio, nonostante la stretta parentela, visto che Liborio Di Dio, 51 anni, tra gli imputati del processo, ha spostato la sorella di Gaetano Leonardo. Addirittura si parla che Gaetano Leonardo ed il suo gruppo stava promuovendo un’operazione per far fuori tutta la famiglia Di Dio, poi, subito dopo una partita di calcio (Angelo Di Dio giocava difensore nell’Enna) , le due famiglie si riavvicinarono, trovando un “patto di non aggressione”, poi scattò l’operazione “Parafulmine”, compiuta dalla squadra Mobile ennese con l’arresto di 23 persone, tutte accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, finalizzata alle estorsioni, al controllo delle attività commerciali, ad omicidi nel territorio provinciale. Delle 23 persone sedici hanno chiesto il rito abbreviato, mentre sette avevano chiesto il rito ordinario ( Liborio, Angelo, Giancarlo Di Dio, Giuseppe Saitta, Michele Cammarata, David Paolo Leonardo,e Carmelo La Delia). Il pentimento di Angelo Di Dio e Filippo Speziale apre un nuovo scenario all’interno della mafia ennese, che piano piano sta svelando tutti i suoi segreti, compresi i delitti commessi negli ultimi tre anni in territorio provinciale.

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redazione-vivienna