Quattordici condanne per 49 anni e 4 mesi nel rito abbreviato del processo Parafulmine

Quarantanove anni e quattro mesi di reclusione per i 14 imputati del processo “Parafulmine”, effettuata dalla squadra Mobile di Enna l’9 maggio dello scorso anno,che hanno chiesto il rito abbreviato. Dopo quattro ore di camera di consiglio il Gip presso il tribunale di Caltanissetta, Gabriella Di Natale, ha emesso la sentenza che condanna alcuni personaggi di spicco della famiglia mafiosa di Cosa Nostra della provincia ennese, personaggi che sono stati ritenuti colpevoli di associazione per delinquere di stampo mafioso, finalizzata al controllo delle attività economiche della zona industriale della valle del Dittaino, ad estorsioni ed in qualche caso omicidi. Inoltre sono stati confiscati la fabbrica di Calcestruzzi Dittaino e la Sicilter, impresa di movimenti di terra, aziende queste che, secondo gli inquirenti, controllavano tutte le opere che venivano realizzate a Dittaino nell’ambito dei finanziamenti ottenuti dal Patto Territoriale. Dei quattordici imputati soltanto uno Ivan Gurgone di 21 anni di Valguarnera si trovava in stato di libertà ed è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione con la condizionale, lo stesso dicasi per Giuseppe Balsamo di 32 anni di Piazza Armerina e Giuseppe Miano di Raddusa di 31 anni, condannati a 2 anni con la condizionale, sono stati rimessi in libertà. per tutti gli altri undici imputati il Gip Di Natale ha respinto le richieste di scarcerazione , presentate dagli avvocati, subito dopo la lettura della sentenza. Com’era prevedibile le maggiori condanna si sono avute per i capi della famiglia di Cosa Nostra come Gaetano Leonardo, 51 anni di Enna, detto Tano U’ Liuni, capo indiscusso della mafia ennese, secondo gli investigatori, il quale è stato condannato a sei anni di reclusione in prosecuzione dei 9 anni, avuti a seguito della condanna per il processo Leopardo ; stessa condanna per Giovanni Mattiolo, 77 anni , uno dei personaggi di spicco della mafia ennese, che , nell’ultimo periodo era stato emarginato , per si era collegato con la famiglia di Pietraperzia, a 5 anni e quattro mesi è stato condannato Sebastiano Gurgone, 48 anni di Valguarnera, gestore della calcestruzzi di Dittaino, molti quelli condannati a quattro anni Giovanni Galletta , 51 anni di Agira, che era l’esattore delle estorsioni nella sua zona ed al quale non è stata riconosciuta l’aggravante perché elemento che organizzava estorsioni e missioni punitive; ad Alessandro Mario Savoca di 32 anni di Enna, a Gianarcalo Amaradio ,32 anni di Enna, a Gaetano David Balsamo di 27 anni di Piazza Armerina, figlio del capo mafia di Piazza Armerina, Pietro Balsamo che è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione in prosecuzione dei sette anni avuti per il processo Leopardo; per Salvatore La Delia, 51 anni da Enna la condanna è stata di 3 anni e quattro mesi, rimane in carcere anche se aveva già scontato i sette anni avuti per il processo Leopardo. Due anni di reclusione per Antonio Domenico ed Salvatore Cordaro di San Cataldo in prosecuzione dei cinque anni avuti in occasione del processo Leopardo. Rimangono anche in carcere coloro i quali non hanno richiesto il rito abbreviato, ma un processo regolare, che inizierà presso l’aula penale del tribunale di Enna il 25 settembre Liborio Di Dio, cognato di Gaetano Leonardo, i figli Angelo e Giancarlo Adriano, Giuseppe Saitta di Barrafranca, Michele Cammarata di Capizzi, Davide Paolo Leonardo, il figlio più piccolo di Gaetano Leonardo., mentre rimane fuori Angelo Francesco Leonardo, l’altro figlio di Gaetano, perché diventato collaboratore di giustizia. le sue dichiarazioni, infatti, hanno aperto il velo che copriva tutta l’attività mafiosa in provincia di Enna e dintorni.

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redazione-vivienna