Questa mattina, con inizio alle 9, davanti al Gip presso il tribunale di Caltanissetta, Gabriella Di Natale, si conclude dopo più di un anno di udienze, il processo “Parafulmine” nei confronti di quattordici imputati, presunti mafiosi, appartenenti alla famiglia di Cosa Nostra, i quali, arrestati nel maggio del 2001, hanno chiesto il rito abbreviato, mentre altri arrestati, tra cui i tre componenti della famiglia Di Dio, parenti di Gaetano Leonardo, detto “Tano U’ Liuni”, ritenuto capo della mafia ennese, saranno giudicato dai giudici del tribunale di Enna, sottoposti a processo normale che inizierà mercoledì 25 settembre. L’operazione Parafulmine, eseguita dalla squadra Mobile di Enna l’8 maggio del 2001 portò all’arresto di ben 23 persone, che venivano ritenute responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, finalizzata al controllo delle attività economiche, alle estorsioni ed in qualche caso a minacce ed omicidi nell’ambito delle gestione delle attività che si stavano sviluppando nell’area di sviluppo industriale di Dittaino e nei paesi vicini. Su questa vicenda molti chiarimenti sull’attività di ogni singolo componente sono stati fatti dal figlia di Gaetano Leonardo, Angelo Francesco di 31 anni, condannato all’ergostolo per l’omicidio di Orazio Di Franco, il quale, diventato collaboratore di giustizia, ha individuato le persone ed i metodi con i quali il gruppo mafioso operava per mantenere se stessi e le famiglie che stavano all’interno del gruppo. Nel corso della sua arringa il PM Roberto Condorelli della Procura distrettuale antimafia di Caltanissetta aveva chiesto la condanna ad 8 anni di Gaetano Leonardo, attualmente in carcere perché deve scontare nove anni perché condannato in occasione del processo “Leopardo I”, ad 8 anni Giovanni Mattiolo, che viene ritenuto uno dei capi storici della famiglia di Cosa Nostra ennese; a sette anni Giovanni Galletta di Agira e Pietro Balsamo di Piazza Armerina, Sebastiano Gurgone di Valguarnera, Salvatore La Delia di Enna, Gaetano David Balsamo, Ivan Gurgone a sei anni; a cinque anni Antonio Domenico e Salvatore Cordaro di San Cataldo, a quattro ed otto mesi Mario Alessandro Savoca di Enna, Giancarlo Amaradio pure di Enna; a quattro anni Giuseppe Balsamo di Piazza Armerina e Giancarlo Milano di Castel di Judica.