Enna. Festa del Libro. Bruno Tognolini e “il giocattolo dell’anima”

Cagliaritano, andato via dalla sua isola presto e “via mare com’è destino”, Bruno Tognolini torna sempre volentieri in Sicilia. Quest’isola “sorella” ricca di storia e “inzuppata” – come dice – da quei sedimenti di humus che il fiume in piena delle diverse culture vi ha lasciato, fruttificati nella lingua densa, di un estetismo a volte fulminante, di Pirandello, Sciascia, Vittorini, Bufalino. Studi al Dams di Bologna (dove vive), dieci anni di teatro intorno agli anni ottanta, la Rai (quattro anni di Albero Azzurro e dodici di Melevisione), migliaia di rime e filastrocche per grandi e per piccini.
A Enna per la Festa del Libro, Tognolini parla di quel “giocattolo dell’anima” che è la poesia. E lo fa a partire proprio da quel “Contrasto” di Cielo d’Alcamo, alle origini della nostra letteratura, che recita con la cadenza di un rap. “Ci sono passaggi, ci sono vie, tra i saperi antichi e i saperi moderni – dice – c’è un ponte, fatto di carne, e siamo noi”. Da Cielo d’Alcamo a Fabrizio De André, la poesia continua a rispondere a un bisogno. Dalle formule magiche agli scongiuri, dalle giaculatorie alle preghiere, ai mantra buddisti, laddove c’è una voce e parole importanti, c’è una cadenza, un’onda sonora ritmica che ci incanta, perchè evocatrice forse di quella costante musica prenatale di tamburo che era il pumpùm/pumpùm del cuore materno.
La poesia fa. La poesia serve. Serve a “convincere il mondo a fare rima con noi” – dice sorridendo lieve e non puoi fare a meno di pensare a Tonino Guerra. Come? Col “filo piccolo che tiene insieme fiore con fiume, sole con seme”. Serve a giocare e nello stesso tempo a parlare, prima che con gli altri, con la nostra anima. A svelare, a conoscere, a comunicare. E’ “utile bellezza” la poesia. E ha due ali, quella del senso e quella del suono. A volte ci sono poesie che dicono ma non suonano, ce n’è altre che suonano ma non dicono. Per volare alto le due ali – e stende le braccia – devono essere lunghe uguali.
Le poesie di Tognolini – e ne regala molte all’uditorio – come “galline in fuga” aperte le porte del pollaio, se ne vanno ormai da sole in giro per il mondo, spalmate sui muri delle strade, sulle pareti degli ospedali e degli ambulatori, sulle magliette, nei blog della rete e nei teatri. Sono di tutti, perchè la poesia – proprio come rivendicava con innocenza il toccante Troisi/Postino di Neruda – è di “chi gli serve”…
Non a caso Tognolini si definisce “artigiano al servizio della comunità” e non rifugge dalle rime d’occasione. Con tutto l’orgoglio tranquillo, privo di superbia, che nasce dalla fedeltà al mestiere nobile e antichissimo del poetare: la comunità ti chiede un canto? “Ti siedi e lo fai”.
A chi gli domanda come non disperare oggi, in un tempo storico che appare così lontano dalla poesia, risponde: “Non smettete di inseminare stringhe virali. I semi hanno un andamento carsico, come i fiumi. A tratti scompaiono sotto terra, a tratti affiorano. Continuate, finchè riuscite a stare in apnea…”

Cinzia Farina


Foto: Daniela Zedda – Disegno di Mauro Evangelista per il libro “Zio Mondo”, Giunti 2005